VISTO! MARZO 2024


Visto!

Periodico di informazione della sezione di Siena – marzo 2024

Direttore responsabile: Andrea Sbardellati

Registrazione Tribunale di Siena n. 6 del 29/10/2020.

Con il contributo di: PAMPALONI SRL, concessionaria Renault a Siena

Sezione Cavaliere Attilio Borelli

Viale Cavour, 134 Siena

Telefono 0577 46181

e-mail: uicsi@uiciechi.it

Sito internet: www.uicisiena.org

IL PREGIUDIZIO IN CASA

di Sara Barabaschi

Facendo parte dello staff del gruppo “albini in Italia”, quotidianamente ho modo di confrontarmi con genitori di bambini e ragazzi ipovedenti che si impegnano moltissimo per agevolare il loro percorso di crescita – e con questo intendo terapie, supporti di professionisti quali neuropsicomotricisti, assistenti alla comunicazione, tiflologi, medici oculisti, dermatologi etc. – ma con questa ossessiva attenzione al “difetto” danno l’impressione di essere i primi abilisti con cui  i figli devono confrontarsi e scontrarsi.

E’ sacrosanto e dovere di un genitore adoperarsi per offrire il meglio, ma questo meglio deve tenere prima di tutto in considerazione le caratteristiche reali del figlio, piuttosto che le aspettative nostre!

Quando leggo delle mamme che devono organizzare le giornate in funzione delle varie terapie per i bambini (già da piccolissimi), mi chiedo sempre se sia corretto sottoporli a quello che di fatto è un lavoro, quando invece potrebbero esplorare il mondo che li circonda liberamente, attingendo alle proprie risorse e stimolando le capacità innate; perché se la mia vista è insufficiente a darmi autonomia, forse è più importante lasciarmi libera di sviluppare i sensi e le capacità che funzionano meglio. Se fossi negata per la matematica, un genitore che mi indirizzasse verso studi di questo tipo sarebbe ottuso, dunque perché non riusciamo ad avere la stessa capacità di valutazione e ascolto dell’altro quando si tratta di caratteristiche fisiche? Perché ci ostiniamo a voler uniformare (cosa tra l’altro impossibile) i nostri figli ai normovedenti? Cosa ci spaventa? Siamo davvero noi i primi a non accettare la loro condizione, solo perché non l’abbiamo esperita prima, o perché non la possiamo comprendere fino in fondo?

Ad esempio, spesso i genitori si lamentano del comportamento degli insegnanti, che non sono sufficientemente attenti – a loro avviso – ad assicurare sempre il posto più vicino per l’osservazione, o strumenti a contrasto adeguato (ad esempio, è stata condannata senza appello la scelta di un’educatrice di lasciar disegnare una bambina albina ipovedente con pennarelli scuri su cartoncino rosso). E’ giusto andare incontro alle necessità, ma non sostituirsi completamente all’istinto nella propria crescita!

Io mi chiedo a cosa serva usare tutte queste premure, se al contempo non si rende consapevole il bambino di sé e dei propri meccanismi di funzionamento? E soprattutto, cerchiamo di ricordare che crescendo avrà sempre più occasioni di confronto con l’esterno, che non sempre potranno essere confortevoli. La società civile è regolata secondo consuetudini basate su capacità standard e tutto ciò che si differenzia è l’eccezione; quindi se da un lato è doveroso insegnare ad usare strategie e dispositivi che possano agevolare la vita di chi non è standard, dall’altro è altrettanto importante creare consapevolezza degli ostacoli e dei limiti che ognuno incontra, stimolando l’autonomia e la ricerca personale delle strategie adattive migliori: non è forse questa l’evoluzione?

Si dice che un genitore nasce con il proprio figlio. Allora dovremmo tentare di liberarci dei nostri pregiudizi, come se fossimo davvero appena venuti al mondo e lo vivessimo come se fosse la prima volta. E’ un esercizio difficile, ma non impossibile, forse un primo passo è mettersi in ascolto e non pensare che un bambino piccolo non sia in grado di trovare la strada migliore. In Italia resiste ancora la convinzione che un bambino, in quanto tale, non “capisce”, ma è un falso! Se così fosse, non apprenderemmo il linguaggio verbale così in fretta!

Allo stesso modo siamo in grado di apprendere e creare inconsciamente le connessioni che ci permettono di ottimizzare le nostre funzionalità. E questa a mio avviso è una ricchezza, che può permettere anche l’instaurarsi di un dialogo, di uno scambio utile e produttivo tra individui con competenze differenti.

ESSERE UNIONE

di Massimo Vita

Spesso, molto spesso mi ritrovo a pensare che cosa vuol dire essere Unione, ovvero cosa significa essere associato all’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e ancor più, cosa significa esserne dirigenti.

Più volte mi sono riletto ciò che dice lo statuto sociale e devo dire che mi ha sempre creato degli scrupoli di coscienza perché mi sono chiesto e mi chiedo se io rispondo a pieno a quei principi.

Riporto qui parte dell’articolo a cui faccio riferimento.

ART. 2 SCOPI

 1. Scopo dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – ONLUS APS, che opera senza fini di lucro per l’esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale, è l’inclusione nella società delle persone cieche e ipovedenti, anche con disabilità aggiuntive.

2. L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – ONLUS APS promuove e attua ogni iniziativa a favore delle persone cieche e ipovedenti, in base a specifiche convenzioni con le pubbliche amministrazioni competenti o, relativamente a tipologie d’interventi non realizzate da queste, previa comunicazione alle medesime. A tale scopo, ove necessario, provvede anche alla creazione di apposite strutture operative e all’edizione di periodici informativi e pubblicazioni dedicate.

 3. In particolare:

a) favorisce la piena attuazione dei diritti umani, civili e sociali delle persone cieche e ipovedenti, anche con disabilità aggiuntive; la loro equiparazione sociale e l’inclusione in ogni ambito della vita civile, promuovendo allo scopo specifici interventi di contrasto alla discriminazione basata sulla disabilità;

b) promuove e attua, anche in collaborazione con enti esterni, iniziative e azioni per la prevenzione della cecità, il recupero visivo, la riabilitazione funzionale e sociale delle persone cieche e ipovedenti, nonché per la ricerca medico-scientifica e tecnologica finalizzata, in particolare, al settore oftalmologico e neuro-oftalmologico;

c) promuove e attua iniziative per l’educazione, l’istruzione e la formazione professionale e culturale delle persone cieche e ipovedenti, anche con disabilità aggiuntive;

d) promuove la piena attuazione del diritto al lavoro per le persone cieche e ipovedenti, favorendone il collocamento lavorativo e l’attività professionale in forme individuali e cooperative, nonché fornendo assistenza ai lavoratori ciechi e ipovedenti nell’ambito del rapporto di lavoro;

e) attua iniziative assistenziali rispondenti alle necessità delle persone cieche e ipovedenti, con particolare attenzione alle persone con disabilità aggiuntive e alle persone anziane più fragili;

f) opera nel campo tiflologico e tiflotecnico per garantire la disponibilità, fruibilità e accessibilità di strumenti avanzati e di soluzioni d’avanguardia, favorendo anche la ricerca scientifica e tecnologica di settore;

g) promuove, favorisce e organizza le attività sportive volte allo sviluppo psicofisico delle persone cieche e ipovedenti, anche in collaborazione con altri organismi;

h) favorisce la costituzione e lo sviluppo di cooperative sociali, anche aderendovi in qualità di socio con propri finanziamenti.

4. È fatto divieto di svolgere attività diverse da quelle di cui all’art. 3 dello Statuto Sociale e del Regolamento Generale, a eccezione di quelle a esse direttamente connesse e di quelle secondarie omissis

Io ho visto la prima tessera associativa quando ero ricoverato all’Istituto Domenico Martuscelli di Napoli e frequentavo la terza media ma in realtà la mia prima e vera iscrizione fu a Torino a seguito del mio incontro col Maestro Enzo Tomatis.

Mi disse: “ragazzo impegnati nello studio e rimani sempre vicino all’Unione e ricordati che devi dare agli altri ciò che gli altri hanno dato a te”.

Furono parole che mi segnarono e iniziai allora la mia storia associativa.

Se devo essere sincero con me stesso devo dire che ho sempre dato tutto ma non riesco a valutare il mio impegno e certamente lo farà per me la storia.

Oggi l’associazione vive un momento a dir poco difficile perché non c’è sufficientemente pluralismo, non riusciamo a intercettare il consenso di ciechi e ipovedenti e lo si vede con il calo degli iscritti.

Io e tutti i dirigenti dobbiamo interrogarci e cercare soluzioni a questo problema non semplice da risolvere.

Siamo tutti e ciascuno responsabili di ciò che accade ma non riusciamo a mettere in atto strategie sufficienti. Spesso rischiamo di essere autoreferenziali ma non sempre per scelta consapevole.

Ci facciamo assalire dalle rugenze, dal quotidiano e non riusciamo a programmare un piano prospettico del nostro intervento tra i cittadini con disabilità visiva.

Spesso faccio appello ai cittadini affinché si avvicinino all’associazione e anche qui voglio chiedere a chi ci lege di contattare la sezione di Siena per conoscerla e conoscerne le sue molteplici attività.

Non fidatevi delle parole di noi dirigenti ma venite a toccare con mano la nostra realtà.

Oggi grazie alle nuove norme sul terzo settore anche chi vede può essere socio dell’associazione con pieni diritti di elettorato e sinceramente mi auguro che questo ci aiuti a crescere soprattutto in termini di efficienza.

Devo dire con soddisfazione che il gruppo di lavoro della nostra piccola sezione territoriale sta facendo azioni forti e sta dialogando con diverse realtà associative e con le pubbliche amministrazioni.

Non possiamo dire di essere perfetti perché saremmo e sarei presuntuoso ma certamente possiamo dire che ci mettiamo tutto il nostro impegno e quando dico ci mettiamo intendo parlare del Consiglio tutto ma anche dei nostri collaboratori che ci mettono qualità, quantità e passione.

Proprio la passione è quella che ci serve per essere Unione e la nostra associazione nel chiamarsi Unione ha voluto sottolineare che ciechi e ipovedenti hanno necessità di essere uniti sotto una sola bandiera.

IL DISCORSO DI COSTANZA MODICA AL CONSIGLIO COMUNALE DI PISA

di Andrea Puccio

Manifestazione studentesca a Pisa

Il 23 febbraio gli studenti, molti di loro minorenni, che stavano pacificamente manifestando a Pisa a favore della Palestina sono stati brutalmente attaccati dalla polizia come fossero dei pericolosi delinquenti: nelle democrazie si reprimono i delinquenti non chi esprime le proprie opinioni in durante una manifestazione.

il sindaco Michele Conti ha aperto il 29 febbraio in Sala delle Baleari, a Pisa,  l’incontro con gli studenti delle scuole cittadine nell’ambito della terza commissione consiliare permanente interamente dedicata agli incresciosi fatti accaduti durante la manifestazione studentesca della scorsa settimana.

Molti durante la sessione consiliare hanno espresso le proprie posizioni ma vale la pena leggere il discorso pronunciato da Costanza Modica, studentessa di 17 anni che si è trovata nel mezzo delle repressioni della polizia.

“Buongiorno a tutti, sono Costanza Modica, ho 17 anni, il 23 Febbraio ho partecipato al corteo. Insieme ad altri studenti sono scesa in piazza.

Siamo scesi in piazza per manifestare il nostro dissenso contro quello che sta succedendo in Palestina, un genocidio, un massacro di gravità inaudita dimenticato, se non peggio, da tutta la nostra politica e ancor di più dal nostro governo. 

Non ne potevamo più, non potevamo più sentirci complici e volevamo manifestare per esprimere chiaramente e con forza il nostro dissenso e lo sgomento per la situazione della popolazione palestinese.

Eravamo 100, 100 ragazzi, qualche universitario, molti liceali e alcuni studenti delle medie che manifestavano insieme a noi. Per chi non lo sapesse, un corteo di 100 persone è un corteo piccolo, quasi deludente.

Siamo partiti da Piazza Dante, dirigendoci verso Piazza dei Cavalieri, ma già in via San Frediano, una via stretta, abbiamo trovato una camionetta con la squadra antisommossa ad aspettarci, poliziotti con caschi, scudi e manganelli in riga e compatti, mentre alle spalle ci hanno raggiunto delle volanti della polizia bloccandoci davanti alla cancellata del Liceo Artistico.

Abbiamo alzato le mani in segno di pace, abbiamo fatto capire che eravamo pochi e non avevamo nessuna intenzione violenta, abbiamo chiesto come mai ci avessero bloccati, non ci rispondevano, abbiamo più volte cercato di capire ma non ci hanno mai risposto. 

E poi la prima carica, la prima carica che ci ha spinti indietro di 3 metri, no, non ci hanno spinto indietro con gli scudi ma con le manganellate. Da quel momento è scoppiato il panico, io ero indietro ed ho aiutato i bimbi più piccoli ad andarsene, mentre altri più avanti erano stati colpiti duramente, alcuni seriamente feriti, altri presi e portati via. 

In un crescendo incontrollato non hanno risparmiato colpi ai ragazzi che erano davanti, anche a quelli che cercavano evidentemente di arretrare con le mani alzate, hanno colpito con violenza, con apparente cattiveria, quasi con sadica soddisfazione. Hanno colpito e ferito ragazzi, per la maggior parte minorenni, disarmati e con le mani alzate.

Non hanno fatto passare l’ambulanza per una ragazza ferita alla testa, una è caduta ed è stata presa dal giacchetto mentre cercava di rialzarsi e colpita ripetutamente (come hanno mostrato molti video), il tutto senza mai nemmeno il tentativo di un dialogo, senza mai degnarci di una risposta al contrario di quel che ha dichiarato il ministro Piantedosi.

Non potevamo fare altro che scappare, ad un certo punto le volanti che ci chiudevano da dietro si sono dileguate e così ce ne siamo andati, loro ci hanno seguito per tutta via San Frediano e poi si sono fermati.

Questo avvenimento ha avuto una visibilità mediatica enorme con riscontri sia positivi, che, purtroppo, negativi. Abbiamo letto di tutto, sia messaggi di solidarietà, sia falsità, falsità che vogliamo sfatare qui ed adesso. 

Si, deputato Ziello, eravamo incappucciati, pericolosi cappucci dei nostri giacchetti e delle nostre felpe, pioveva e come tutti i comuni mortali ci siamo coperti.

No, i poliziotti non ci hanno detto neanche una parola, non ci hanno ritenuto degni di un dialogo, di un confronto, non hanno cercato una mediazione, ci abbiamo provato noi, solamente noi, ma siamo stati bloccati da un muro silenzioso di uomini in divisa antisommossa, considerati bestie da scacciare e schiacciare. 

E come osate paragonare un poliziotto che è caduto facendosi male alla gamba, con 13 ragazzi disarmati al pronto soccorso, come osate parlare di feriti da ambo i lati, come osate parlare di scontro alla pari?

No, non avevamo nessuna intenzione di andare in sinagoga o al cimitero ebraico, e anzi, vogliamo ricordare che noi non siamo antisemiti, siamo ragazzi che lottano contro le azioni portate avanti dal  governo Israeliano e da quello Italiano. 

Vorrei ricordarlo perché questa differenza, evidente e scontata, soprattutto per politici esperti e maturi come voi, sembra stranamente sfuggire alla maggioranza che si lamenta delle strumentalizzazioni altrui.

Insomma tutte queste falsità non reggono e non possono reggere, basta ragionarci sopra, con onestà.

Molti esponenti del governo, con il ministro Salvini in prima linea, si sono espressi dicendo “non toccate le forze dell’ordine, sono un patrimonio sacro”, ribadendolo più volte. 

Forse non è bastato il richiamo del Presidente Mattarella, forse non erano sufficienti le sue parole, forse bisogna ribadire l’ovvio: non toccate gli studenti, non toccate il futuro dello stato italiano, il futuro del paese che dite tanto di amare. 

E ringraziate, ringraziate ogni giorno i ragazzi che sono ancora qua, che non hanno paura e che lottano per un paese migliore, ragazzi che meritano, prima di ogni altra cosa, le vostre scuse.

Vi lamentate dei giovani, dite che sono dei vandali, bloccate in tutti i modi la loro voce, anche violentemente, e continuate a lamentarvi del distacco che hanno dalla politica odierna eppure, quando vengono massacrati, li attaccate, dite che è colpa loro, anche quando è del tutto evidente che state raccontando bugie.

Bugie non solo nelle interviste rilasciate dai maggiori esponenti politici, che forse non conoscono bene Pisa, che vedono da lontano, ma anche negli interventi del consiglio comunale di lunedì. Alcuni di noi hanno partecipato ed hanno assistito ad un teatrino imbarazzante riconducibile al nulla. 

Non ci sono state prese di posizione da parte della maggioranza, se non una difesa della polizia, un vago richiamo alla necessità di aspettare le indagini e mille scuse per condannare i ragazzi che manifestavano, con paralleli totalmente campati per aria. 

Siete rimasti così attaccati al vostro partito, alle indicazioni ricevute dall’alto, al ruolo che vi hanno imposto, o che (peggio) vi imponete, da perdere ogni onestà intellettuale; con noi davanti è una delle cose peggiori che potevate fare.

E no, non mi soddisfanno le parole del Sindaco, no, non mi soddisfa l’ordine del giorno che è stato approvato perché è vago, inconsistente e ridicolo. E la cosa peggiore è che ci avete fatto perdere del tutto la fiducia nelle istituzioni cittadine e questa è una sconfitta bruciante.

Nessuno di noi chiede di andare indietro nel tempo, o di dimenticare quello che è successo, ve lo dovete ricordare, dovete guardare i video, ascoltare le testimonianze, guardarci in faccia e prendere dei provvedimenti immediati, dovete riconoscere il problema. Non possiamo accontentarci di una superficiale vicinanza senza un provvedimento adeguato. 

Chiudo dicendo che noi non ci fermeremo, avete provato a bloccarci a spaventarci, ad umiliarci, ma non ci siete riusciti, continueremo a manifestare, a lottare contro le ingiustizie e a guardarvi in faccia, noi sì, senza paura. 

Pensavate che questa oppressione ci potesse in un qualche modo fermare? Abbiamo già dimostrato venerdì sera che non sarà così, riempiendo pacificamente la piazza che ci era stata chiusa con la violenza, ma ve lo confermiamo di nuovo in questa sede. 

Non ci avete fermato anzi ci avete dato un motivo in più per scendere in piazza, chiedere giustizia per i manifestanti, chiedere provvedimenti adeguati contro chi si è abbandonato alla violenza.

Capisco che alle volte uscire dai vostri ideali politici di partito sia difficile, ma se vi fermaste un solo secondo ad ascoltarci davvero, a sentire la nostra voce e le nostre ragioni, capireste che non siamo vandali, siamo ragazzi che lottano per una causa comune, siamo i figli e il futuro di ogni paese democratico che si rispetti”.

Grazie Costanza per le tue parole.

 Fonte: Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info pubblicato in data 01 marzo 2024

LUCE, PUBBLICATI I VINCITORI DELLE ASTE PER IL MERCATO LIBERO. L’ELENCO ZONA PER ZONA

di Lorenzo Misuraca – 7 Febbraio 2024

Fonte: Dal Salvagente

Acquirente Unico ha pubblicato gli esiti delle aste per il Servizio a tutele graduali per i clienti domestici non vulnerabili che dal 1° luglio, quando entrerà in vigore il mercato libero obbligatorio non sceglieranno. La lista completa delle aree. Al Sud molte aree saranno più care.

Acquirente Unico ha pubblicato gli esiti delle aste per il Servizio a tutele graduali per i clienti domestici non vulnerabili che dal 1° luglio, quando entrerà in vigore il mercato libero obbligatorio non sceglieranno. Pubblichiamo la lista completa delle aree. Al Sud molte aree saranno più care.

A Enel e Hera la parte del leone

Sono Enel e Hera le due compagnie a fare la parte del leone nelle aste per il passaggio di 4,5 milioni di clienti dalla maggior tutela al sistema delle tutele graduali. A partire dal 1° luglio, i clienti di energia elettrica che non faranno una scelta passeranno ai vincitori dell’asta nella propria zona di residenza. A Enel, oltre che  Roma e Milano , spettano nuove aree rilevanti del centro-sud e capoluoghi come  Napoli, Palermo e Cagliari. 

A differenza del gas, per cui il mercato libero obbligatorio è entrato in vigore lo stesso 10 gennaio, e in cui chi non ha scelto è passato ad un’offerta Placet ad hoc dello stesso fornitore, per i contratti di energia elettrica, la situazione è più complessa. Le aste hanno riguardato tutti i consumatori che non hanno ancora scelto un fornitore sul libero mercato: è stato loro assegnato l’operatore che si è aggiudicato l’area territoriale di riferimento. Le condizioni contrattuali del Servizio a Tutele Graduali corrispondono a quelle delle offerte Placet, mentre le condizioni economiche relative al costo dell’energia sono basate sui valori a consuntivo mensile del prezzo di riferimento all’ingrosso dell’energia elettrica (Pun) e comprendono i corrispettivi a copertura degli altri costi. Il prezzo pagato dai clienti finali è il medesimo in tutto il territorio nazionale.

Il cambio senza interruzione, automatico anche con il Rid

Il cambio fornitore avverrà automaticamente e senza alcuna interruzione nell’erogazione della fornitura. Anche in caso di domiciliazione bancaria, il Rid resterà attivo e sarà reindirizzato verso il nuovo in modo gratuito.

La durata del servizio tutele graduali

Il Servizio Tutele Graduali durerà tre anni (1 luglio 2024 /31 marzo 2027) e durante questo periodo il consumatore potrà scegliere liberamente, e in ogni momento, un fornitore sul libero mercato. “A tal fine – ricorda l’Acquirente unico) già sono presenti strumenti istituzionali per supportare il consumatore ad individuare l’offerta più adatta alle proprie esigenze sul mercato libero: il Portale Offerte (www.ilportaleofferte.it) e il Portale Consumi (www.consumienergia.it)

Unc: al Sud prezzi meno competitivi

“I prezzi della luce con i quali le società hanno vinto l’asta per le 26 aree territoriali in cui è stata divisa l’Italia sono molto competitivi, salvo per le aree territoriali Sud 1 (Napoli provincia, Nuoro, Sassari), Sud 2 (Cagliari, Napoli comune, Oristano, Sud Sardegna) e Sud 10 (Agrigento, Caltanissetta, Palermo, Trapani) che hanno un aumento rispetto al prezzo di gara invece che una diminuzione” afferma Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori. “Ottimo, invece, il risultato per l’Area Sud 3 (Avellino, Benevento, Grosseto, Livorno, Pisa, Pistoia, Prato, Siena) e l’Area Sud 8 (Catanzaro, Crotone, Lecce, Reggio-Calabria, Vibo-Valentia) che registrano il maggiore ribasso” conclude Vignola.

Libro “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare” (Montepulciano, 2023), di Antonio Garosi

Riceviamo e con piacere pubblichiamo

COMUNICATO STAMPA

Gli aneddoti e le curiosità del Bravìo delle Botti di Montepulciano messe a disposizione dei disabili visivi

Il libro di Antonio Garosi “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare” disponibile su una piattaforma specifica

Aneddoti e fatti curiosi sul Bravìo delle Botti di Montepulciano, raccolti nel recente libro “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”, di Antonio Garosi, messi a disposizione di ipovedenti e non vedenti.

L’azione, di grande valore sociale, si è resa possibile grazie all’iniziativa della sinalunghese Elena Ferroni, consigliera regionale dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti che, dopo aver partecipato, ad agosto, alla presentazione della pubblicazione, propose a Garosi di “dare voce” a quanto stampato sulla carta. L’autore aderì subito alla richiesta e proprio in queste ore il Bravìo delle Botti, con le sue vicende, è entrato nel catalogo della piattaforma libroparlatoonline.it, curato dal Centro nazionale “Francesco Fratta” di Roma.

L’audiolibro è quindi a disposizione dei disabili visivi che, producendo la necessaria certificazione, possono registrarsi, scaricare il testo dal sito ed ascoltarlo, naturalmente a costo zero; sono 45 minuti di vicende per lo più divertenti o curiose, interpretate dall’attore, speaker e doppiatore (sua la voce prestata, tra gli altri, ad Harvey Keitel) Ivano Bini che, nell’occasione, ha lavorato presso il centro di produzione di Firenze.

Il titolo di Garosi, codificato con il numero 97237, si trova insieme ad altri 25.530, tra cui quelli che portano le firme di Manzoni, Gadda, Verga, Camilleri, Simenon o Edgard Allan Poe: indubbiamente una compagnia prestigiosa!

“Sono veramente soddisfatto del risultato raggiunto grazie all’iniziativa di Elena Ferroni” commenta il poliziano Antonio Garosi. “Aver messo a disposizione di ciechi e ipovedenti il mio libro mi inorgoglisce. E sono anche lusingato dal fatto che la mia opera sia inclusa in un catalogo di così grande valore. Credo che, grazie a questa operazione, il Bravìo, una manifestazione che amo, possa acquisire nuovi estimatori. La sfida tra le contrade di Montepulciano è fatta, certamente, di colori, di spettacolo, di luce; ma è anche pervasa di suoni, di profumi, di un’atmosfera che va oltre la percezione garantita dai sensi tradizionali. Quindi auguro a chi si imbatte nel mio libro non più solo buona lettura ma anche buon ascolto”.

“L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare” (titolo che riprende una famosa espressione del grande campione di ciclismo Gino Bartali) è stato presentato ad agosto 2023, in occasione dell’ultimo Bravìo delle Botti, ed ha incontrato subito grandi consensi per l’originalità della sua costruzione e la freschezza dei testi. L’autore è andato infatti a bussare alla porta di ognuna delle otto contrade per farsi raccontare curiosità, aneddoti, vicende curiose, talune inedite, che rischiavano di essere dimenticate. Le ha riprodotte ed ha poi aggiunto altri testi e articoli (uno sulle origini, mai definitivamente chiarite, dell’edizione contemporanea della manifestazione) nonché gli ormai suoi celebri sonetti che, in rima, tratteggiano personaggi e fatti storici della storica sfida. Ora la raccolta è anche un audiolibro alla cui realizzazione ha dato senza esitazioni il proprio consenso anche lo stampatore, Tipografia Madonna delle Querce di Montepulciano.

Antonio Garosi è alla sua seconda esperienza editoriale (il primo libro che ha pubblicato è K550, del 2019, raccolta di racconti gialli) ed ha anche scritto numerosi articoli sportivi e racconti nonché romanzi con i quali ha ottenuto riconoscimenti e premi, ultimo in ordine di tempo, nel 2022, con il romanzo “Un giallo per Samantha”, in lizza nel concorso “Autori per l’Europa”.

Il libro sul Bravìo è disponibile presso la Libreria Centofiori di Montepulciano.

5 dicembre 2023

Diego Mancuso

L’angolo della poesia

Un anno fa ci lasciava il partigiano senese Renato Masi nome di battaglia Gino.

In suo ricordo una poesia ispirata al racconto del suo arrivo al rifugio partigiano di Pornella per unirsi alla Brigata Garibaldi Spartaco Lavagnini.

Ciao Renato sempre nei nostri cuori❤

CANTO NOTTURNO DI UN PARTIGIANO

Prima notte di guardia

a Pornella.

al rifugio nel cuore del bosco

Per noi ragazzi venuti dalla città

il bosco di notte è straniero

Il bosco di notte vive di vita propria

di giorno sei tu coi tuoi passi

con lo sfregare i vestiti agli sterpi

con lo scansare i rami più bassi

a creare rumori

di notte no

tu stai immobile ad ascoltare

e il bosco si muove da solo

perché il bosco di notte ha un’anima

il bosco di notte è un concerto

di rami secchi che si spezzano

di scricchiolii di foglie ingiallite

di uccelli che all’improvviso si alzano in volo

il bosco di notte è una sinfonia ininterrotta

di mille e mille strumenti

ma non per te

te che sei venuto dalla città

e puoi forse apprezzare se lo riconosci

il canto di un usignolo

ma non distingui

i passi leggeri di un riccio, un tasso, una volpe, un istrice

o quelli più pesanti di un daino o un cinghiale

da quelli di un uomo

perché ricorda

che stanotte al rifugio

tu sei l’unica sentinella

e la vita degli altri compagni

dipende da te

e allora le note del concerto

diventano spilli

che ti si conficcano nella carne

allora il ramo che si spezza lontano

è come se ti cadesse in testa

e ogni scricchiolio di foglie secche

ti entra negli orecchi e nelle ossa

perché ogni passo di daino

o di cinghiale

o di chissà quale altra bestia

potrebbe essere quello

di un uomo

dal cuore diverso dal tuo

ora però hai comunque

tra le braccia un fucile

e anche se non lo hai mai usato

lui ora è il tuo compagno notturno

e non sei più da solo

ora sei cento volte più forte.

E guardi e riguardi quello strano giocattolo

simile a quello di legno

che ti davano da giovane balilla

ma questo spara davvero

anche se tu non hai mai sparato

e forse già immagini

che questo fucile tra poco

non sarà più soltanto il compagno

che fa la guardia insieme a te

ma è anche probabile

che questo fucile presto dovrai usarlo

contro un altro uomo

un uomo che odia quello che te ami

la pace, la libertà, la bellezza

e se te lo troverai di fronte

e anche lui avrà in mano un fucile

non potrai nemmeno

stare a pensare

perché un solo attimo del tuo pensiero

può bastare a lui

per farti scomparire da questo mondo

che tu lotti per farlo diventare più bello.

La guerra è questa

ora lo sai

ma ora non hai più paura

hai l’incoscienza di un ragazzo di diciotto anni

che ormai non ha più paura di niente

e sai che in tasca

hai l’ultima pallottola

quella che servirà per ucciderti

se ti faranno prigioniero

perché così ti risparmierai

la tortura e dopo la morte sicura

e quando non hai nemmeno paura

di uccidere te stesso

allora davvero

non hai più paura di niente

hai solo voglia

di libertà e di bellezza

Metà della notte

ora è quasi passata

è finito il mio turno di guardia

sono venuti a darmi il cambio

…fa giorno

Francesco Burroni

MA TU CE L’HAI LA DISABILITY CARD?

Novità e sviluppi sulla Carta Europea della disabilità

Fonte: dal corriere braille dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS-APS

Strumento lanciato circa un anno e mezzo fa, la disability card non è ancora conosciuta da tutti coloro che ne hanno diritto e che, proprio per questo, non ne fanno richiesta, nonostante il suo grande potenziale che, purtroppo, non viene ancora sfruttato. Nata come Carta Europea della disabilità per un mutuo riconoscimento della condizione, per favorire la libera circolazione di tutti i disabili all’interno dell’Unione Europa e per facilitare la partecipazione alla vita sociale e culturale, sta ancora passando attraverso una fase di transizione e di evoluzione. A tutt’oggi, in Italia (che ha partecipato con altri otto Paesi europei al progetto pilota) su una potenziale platea di circa 4,8 milioni di persone (dati Inps), ne hanno fatto richiesta circa solo 200 mila. Le convenzioni sottoscritte sono 39 e fanno riferimento all’area culturale, ai trasporti e alla grande distribuzione, ma sono molto limitate per quel che riguarda gli impianti sportivi. In realtà, la disability card, rilasciata a titolo gratuito, rappresenta un documento importante, tanto che nel nostro Paese viene considerata una carta valore, un documento di sicurezza, e come tale viene stampata dal Poligrafico dello Stato con tecniche sofisticate. Oltre a riportare i dati del titolare (in alcuni casi riporta anche la dicitura A che identifica i soggetti che hanno necessità di accompagnamento), viene stampata su un materiale come il policarbonato, è costituita da più strati che ne permettono la colorazione in profondità, non è contraffabile e, grazie alla collaborazione dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, riporta anche la dicitura in braille. Nell’ottica di arricchire la carta di una serie di informazioni in più, riporta anche un Qr code, inquadrando il quale è possibile accedere a una procedura, in verità forse un po’ macchinosa, per verificare i certificati dei quali il titolare è in possesso. Con la durata di dieci anni, la disability card italiana rappresenta un’opportunità che ancora non viene sfruttata a sufficienza. Sulla base di convenzioni stipulate tra lo Stato, nel nostro caso la Presidenza del Consiglio, e soggetti pubblici o privati, ai possessori di disability card vengono riconosciuti una serie di benefici: accesso gratuito a luoghi, beni, servizi, scontistica, modalità di accesso preferenziale o prioritario. Una serie di vantaggi nati per favorire una maggiore partecipazione a tanti aspetti della vita sociale, ma che a causa della scarsa conoscenza del progetto restano inutilizzati. Inoltre, nei prossimi anni la carta verrà digitalizzata all’interno dell’It wallet, il portafoglio di documenti digitali italiano, e in questo l’Italia sarà tra i pionieri in Europa per affiancare alla versione fisica della card anche la sua versione digitale. Chiediamo al dott. Diego Borella e alla dott.ssa Maja Miernik, rispettivamente Coordinatore e Membro della Segreteria tecnica per le politiche in materia di disabilità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nonché entrambi soci della nostra Unione, quali siano le nuove strategie in programma per implementare la diffusione della disability card.

  D. Quali sono i requisiti che danno l’accesso alla card?

  R. Possono fare richiesta della Card tutti coloro che sono in possesso di una o più certificazioni di cui all’allegato 3 del Dpcm n. 159 del 2013. Con specifico riferimento alla disabilità visiva, e dunque alla platea dei soggetti che sono soci o si rivolgono all’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, va osservato che gli stessi, in quanto possessori di indennità, hanno diritto ad ottenere la disability card contrassegnata dalla sigla A, ovvero dalla sigla che, se riportata sul fronte della Carta, identifica le persone con disabilità che necessitano di accompagnatore. Le persone con disabilità visiva ne possono verificare la presenza anche attraverso il codice braille.

  D. Cosa si potrebbe fare per rendere più agevole la richiesta della card?

  R. Rispetto alle fasi iniziali del progetto, Inps ha già apportato alcuni miglioramenti al portale ove connettersi per fare richiesta della Card, facilitando, ad esempio, l’allegazione della fotografia. Ciò detto, riteniamo che l’implementazione della versione digitale della Card potrà facilitarne anche il processo di richiesta e rilascio, rendendolo per molti aspetti più semplice ed immediato di quello sinora sperimentato con la Card fisica.

  D. Quali i limiti da eliminare?

  R. Si dovrà lavorare affinché i dati contenuti e visualizzabili attraverso la Card possano arricchirsi di alcune informazioni oggi mancanti. Sul punto, la stessa Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ha già e giustamente rappresentato a Inps l’opportunità di implementare un sistema che consenta di recuperare e visualizzare anche le certificazioni più vecchie ed antecedenti alla strutturazione del data base di Inps. Una richiesta che anche noi della Segreteria Tecnica per le politiche in materia di disabilità abbiamo posto all’attenzione dell’Istituto, unitamente alla necessità di facilitare l’attuale processo di interrogazione a due livelli del Qr code riportato sulla carta fisica. Anche sotto questo aspetto, pensiamo che la versione digitale della Card potrà esserci di aiuto, segnando un’evoluzione positiva in termini di accessibilità e fruibilità. Inoltre, sempre la versione digitale della Card, potrà consentirci di superare un altro e fondamentale limite: quello correlato all’uso on-line della disability card. L’attuale versione fisica della Card non consente infatti di verificarne da remoto la validità, e ciò costituisce un evidente ostacolo nell’implementazione di talune convenzioni. Del resto, sono molti i soggetti, sia pubblici che privati, che oggi erogano servizi attraverso il web e che, dunque, necessitano di poter far affidamento su uno strumento più evoluto ed interattivo di quanto non lo sia e non lo possa essere la Card fisica.

  D. La disability card ha avuto una lunga gestazione, dal 2020 ad oggi. Cosa ci riserva il 2024?

  R. Il 2024 dovrà essere l’anno della digitalizzazione della Card. Da mesi, in Italia, si sta infatti lavorando in tal senso e ci sono buone possibilità affinché, entro l’estate, la Card digitale diventi, almeno nel nostro Paese, una realtà. Inoltre, in Europa, è in via di definizione la nuova direttiva che consentirà di istituire la Card in tutti i Paesi della Ue. Ciò ne amplierà la validità e la portata, superando i confini del progetto pilota, e facendo della Card uno strumento che, su scala europea, favorirà finalmente il mutuo riconoscimento della condizione di disabilità nonché la partecipazione delle persone con disabilità alla vita sociale e culturale. Nel definire la nuova direttiva si dovrà ovviamente tener conto di molteplici sensibilità e posizioni. Tuttavia, alcune linee di sviluppo, tra cui la sicurezza e la digitalizzazione, sono già state condivise, guardando con favore alle proposte e all’esperienza dell’Italia.

  D. Strumenti come la disability card servono a favorire l’inclusione di cui tanto si parla. Cos’altro possiamo fare?

  R. L’inclusione è un processo complesso e che coinvolge, a più livelli, istituzioni, società e, non di meno, le stesse persone con disabilità che, attraverso le proprie organizzazioni, possono e devono apportare un contributo essenziale, fatto di preziose sensibilità e competenze. Un processo di cui la parte normativa ed amministrativa, per quanto importante, non può che essere soltanto un aspetto. Altrettanto importante risulta essere la dimensione culturale, che attraverso la formazione e l’educazione, può a nostro avviso rimuovere barriere molto sottili ma decisamente impattanti, come ad esempio taluni stereotipi che, ancor oggi, finiscono col distorcere il percepito delle persone con disabilità, offuscandone il potenziale e riducendo la diversità ad un minus della persona. Ciò premesso, è evidente che la disability card non è altro che un tassello di un più ampio ed articolato puzzle, a cui tutti noi possiamo dare un contributo. Di certo, contributi significativi al processo di inclusione, potranno discendere dall’attuazione della legge delega sulla disabilità. Parliamo della Legge 227 del 2021 che, approvata all’unanimità, ha il merito di conformare la normativa italiana al dettato della Convenzione Onu e recepire alcune delle linee di intervento dei Programmi elaborati dall’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. Tale riforma si caratterizza infatti per alcuni e qualificanti aspetti, tra cui: la revisione dell’accertamento della condizione di disabilità in coerenza con il modello bio-psico-sociale; l’introduzione dell’istituto dell’accomodamento ragionevole quale istituto di portata generale e non più sezionale; la valutazione multidimensionale della disabilità finalizzata all’elaborazione del progetto di vita personalizzato e partecipato; l’istituzione del Garante nazionale per i diritti delle persone con disabilità; e la riqualificazione dei servizi della Pubblica Amministrazione. Come si può facilmente intuire siamo difronte ad un insieme di misure che, complessivamente considerate, mirano a recepire e a dar seguito al modello dei diritti contenuto nella Convenzione Onu. Centralità della persona, autodeterminazione, accessibilità, non discriminazione sono infatti elementi cardine di questa importante legge che mira a garantire l’esercizio dei diritti su base di uguaglianza con gli altri.

PILLOLE DI CONTRADA

di Lucia Pagano e Federico Martelli

Cari lettori, in questo numero di Visto! torna la rubrica, voluta con entusiasmo dai nostri soci Lucia Pagano e Federico Martelli. ‘Pillole di contrada’ una piccola finestra aperta sul mondo del Palio e delle contrade, un affaccio sui ricordi e i vissuti dei contradaioli creato attraverso queste piccole interviste pensate, realizzate e trascritte in collaborazione da Lucia e Federico.

INTERVISTA A LORENA BANDINI CONTRADAIOLA DELLA TARTUCA

Lucia: Avete mai accolto qualche ospite nella vostra sede?

Lorena: Gli ospiti si accolgono sempre e sono i benvenuti come ad esempio per la cena della prova generale abbiamo sempre ospiti. Il museo della Tartuca infatti è aperto a tutti.

Lucia: Che cosa conservate nella vostra Chiesa?

Lorena: Ci sono tanti dipinti

Lucia: Ti ricordi qualche palio vinto dalla tua contrada?

Lorena: L’ultimo palio che abbiamo vinto è stato un palio straordinario fatto per la prima volta ad ottobre. Il palio è stato corso il 20 ottobre, noi abbiamo vinto con il cavallo Remorex detto biondo perché aveva la criniera chiara, ed il fantino Andrea Coghe.

Lucia: Frequenti la contrada?

Lorena: Io non sono più giovanissima per cui ci vado meno, mente quando ero giovane la frequentavo tanto di più.

Lucia: Hai mai fatto la comparsa per la tua contrada?

Lorena: Premetto che le donne non si vestono, non la possono fare la comparsa per la contrada. L’unica cosa che gli era consentito è quando si vince il palio o a volte durante il giro, ci sono due ragazzine che sono vestite che distribuiscono i volantini, ma sennò sia i tamburini che gli alfieri sono solo ragazzi.

Lucia: La tua contrada è mai stata squalificata?

Lorena: Sì, è stata squalificata per una confusione che c’è stata durante il palio, mi sembra due anni fa. Non si corse per due palii perché c’erano state delle confusioni tra Tartuca e Chiocciola.

Dona il tuo 5×1000 all’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS – APS sezione territoriale di Siena

il nostro codice fiscale è

80002240523

Non ti costa nulla e con un piccolo

gesto puoi aiutarci a fare molto per tanti!!


Vai al contenuto