Visto! numero 2 agosto 2022
Visto!
Periodico di informazione della sezione di Siena - numero 2 - agosto 2022
Direttore responsabile: Andrea Sbardellati
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UNIVERSO IPOVISIONE
di Sara Barabaschi
Negli ultimi tempi ho avuto modo di immergermi a fondo nel mondo dell'ipovisione, anche approfondendo la conoscenza di molti albini, perché adesso che la mia Anita – albina ipovedente – ha raggiunto il traguardo dei 14 anni e si affaccia ad una vita sempre più indipendente, avevo desiderio di confrontarmi e far confrontare mia figlia con chi ci è passato e ci sta passando, per avere consigli e trucchi da sfruttare nel quotidiano. Seppure è vero che ciascuno di noi si adatta alla propria vita sfruttando le risorse interiori, è innegabile che sapere di potersi rivolgere a chi ha caratteristiche affini e un bagaglio di esperienze più pesante, è confortante.
Per questo ho approfondito la conoscenza di molti albini, più o meno grandi, da città differenti, con professioni diverse e diverse estrazioni sociali. La cosa che più li differenzia, però, è la loro ipovisione: ogni ipovedente ha un insieme di problematiche ed in misura tale da creare una specie di impronta digitale visiva, unica e non replicabile.
Ad esempio mia figlia pratica pattinaggio artistico a rotelle e in gara non ha alcuna difficoltà a muoversi nello spazio della pista, anche quando le è sconosciuta ed indipendentemente dal grado e dal tipo di illuminazione dell'ambiente. Solitamente ha più timore e difficoltà a salire e scendere dal podio... ma mi ha sorpresa quando, durante una vacanza, ha affrontato la discesa di scale colpite dal sole senza occhiali, con gran disinvoltura, a differenza mia...
Beninteso, le mie riflessioni si basano principalmente su di lei per via della nostra convivenza, ma ho osservato, anche nei ragazzi dei summer camp IRIFOR – estremamente piacevoli ed utili nel percorso di indipendenza dei più giovani - ove finora albini non ne ho incontrati, che veramente l'ipovisione è un universo e mi piacerebbe confrontarmi con chi condivide queste esperienze, per capire se sia una percezione condivisa e quali adattamenti ciascuno mette in opera. Vi va di condividere il vostro vissuto con noi di Visto! e con i lettori?, scrivendo le vostre esperienze alla Redazione?
ANDREA CANEVARO E LUCIO CARASSALE
DUE UOMINI DI SCUOLA
di Massimo Vita
Andrea Canevaro era il maggior sostenitore dell'inclusione scolastica dei disabili ma non l'ha solo teorizzata.
Lui quando parlava di questi temi usava un termine significativo e non comune in pedagogia: parlava di "contaminazione".
Il nostro presidente nazionale Mario Barbuto, prima allievo e poi amico del professore così parla di lui in un articolo sulla stampa associativa dopo la sua scomparsa:
" Sfida silenziosa e fragorosa; tenace esempio di civiltà che insegna la convivenza, il rispetto, l'attenzione dovuti a ciascun essere umano senza distinzioni o discriminazioni.
Giovane docente di pedagogia speciale, il suo cammino ebbe inizio a Bologna, con quel suo libro, uno dei primi: "Il bambino che non sarà mai padrone", magari allora non a tutti gradito, propugnatore di un modo diverso di stare a scuola, di vivere l'atto educativo, di promuovere l'istruzione innanzitutto come gesto di accoglienza, come passo da compiere verso l'altro, come apertura verso l'altro, in una contaminazione nella quale il Tu e l'Io diventano Noi.
La "diversità" che diviene punto d'incontro; motore e forza della comunità educante, fondamento di una società più giusta e più equa, capace di porre argine al pregiudizio derivante dalla condizione fisica, intellettiva, sensoriale, razziale, religiosa, sessuale di ciascuno di noi...
Quel giovane docente dell'Università di Bologna ho avuto la fortuna di apprezzare come professore, seguendo le sue lezioni di pedagogia speciale, fino ad avere il privilegio di preparare la mia tesi di laurea con lui in veste di relatore.
La mia attività e la mia professione mi hanno portato poi, immeritatamente, a lavorare con Andrea Canevaro e a nutrirmi della sua amicizia affettuosa e fraterna.
Un uomo dalla cultura profonda, dalla conoscenza sterminata, ma ancor di più dall'umanità inarrivabile...
Il suo incoraggiamento sapeva rendere più semplici le cose difficili. Il suo esempio riusciva sempre a dare forza e donare serenità. Il suo insegnamento arricchiva lo spirito e la mente.
Con la scomparsa di Andrea Canevaro il mondo accademico rimane più povero; la scuola perde un punto di riferimento fondamentale; la società tutta piange e rimpiange un uomo giusto, buono, competente, insostituibile. Un uomo e un Maestro che ha mostrato a noi e a tutti la via dell'inclusione, che ci ha esortato alla gioia della contaminazione delle idee, che ci ha spronato alla pratica della condivisione dei saperi e del sapere, che ci ha incoraggiato alla conoscenza quale veicolo di umanità.
La sua biografia fa comprendere l’importanza del suo ruolo nel mondo della pedagogia."
Andrea Canevaro
Nasce a Genova, il 19 settembre 1939 e muore a Ravenna, il 26 maggio 2022. Pedagogista ed editore italiano.
Professore emerito dell'Università di Bologna e studioso di prestigio internazionale, fin dagli anni Settanta del XX secolo è impegnato sul fronte dell'inclusione sociale, con particolare attenzione ed interesse nell'ambito della disabilità e dell'handicap. È ritenuto il padre della pedagogia speciale in Italia, disciplina che lui stesso ha contribuito ad implementare e diffondere nel Paese. Il suo attivismo nei settori sopra segnalati e i grandi contributi dati con le sue ricerche e studi hanno fatto di lui una figura di riferimento riconosciuta a livello internazionale nel campo della pedagogia speciale e della disabilità.
Il mio professore di pedagogia speciale a Salerno, lo definiva padre dell’inclusione scolastica.
In questo periodo è stata dimenticata una ricorrenza importante per i temi dell'inclusione. Lo scorso trenta giugno era il quinto anniversario della scomparsa di un uomo speciale e di un combattente per il diritto all’istruzione dei ciechi e degli ipovedenti, lo Spezzino Lucio Carassale.
Sarebbe difficile qui raccontare la storia di questo gigante ma possiamo dire che con la sua opera ha spinto tanti giovani verso gli studi e lavorando sul territorio ha sostenuto tante famiglie nei rapporti con le istituzioni scolastiche.
Lucio nacque nel 1940 il nove febbraio in ludigiana e morì il 30 giugno 2017.
Studio nel liceo della città del quale poi fu docente e preside.
Ha anche studiato a Firenze e a Bologna.
A livello associativo è stato dirigente della sezione di La Spezia, presidente regionale e Consigliere nazionale e come ultimo impegno è stato tra i componente dei probiviri dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti.
Insomma un uomo importante che prima di ogni cosa era fermo nei principi di uguaglianza e di giustizia sociale.
VIAGGIO NEL MONDO DEL VOLONTARIATO/1
“LA PANDEMIA CI HA CAMBIATO, MA LA NOSTRA FORZA SONO I GIOVANI”
di Enza Pipitone
Intervista a Sara Giannini, prima donna alla guida della Pubblica Assistenza di Siena
E’ noto a tutti il ruolo fondamentale esercitato dalle associazioni di volontariato nella società in cui viviamo, risultato di un lungo e complesso percorso nato alcuni secoli fa, che si è sviluppato nella società democratica e partecipativa del dopoguerra, fino ai nostri giorni.
Fra le varie espressioni di volontariato che operano a favore dei numerosi contesti sociali particolare importanza hanno avuto nella lunga parentesi dell’emergenza pandemica Covid-19 le associazioni le cui attività sono finalizzate alle operazioni di primo soccorso, di trasporto socio–sanitario programmato e di emergenza.
Sara Giannini, prima donna alla guida della Pubblica Assistenza di Siena, a pochi mesi dall’inizio del suo mandato ci racconta quali sono gli obiettivi già realizzati e quelli in programma:
“Di sicuro la riapertura della nostra Associazione. Abbiamo dovuto chiudere i cancelli in accordo alle restrizioni anti Covid-19 e per noi tutti è stato un colpo al cuore. La sede è il simbolo dell'aggregazione, è la nostra seconda casa e il distanziamento sociale è stato devastante per tutti noi. Quali programmi per il futuro? La ripartenza in senso globale: per i nostri volontari e i nostri soci. Il Covid-19 ci ha cambiato”.
Considerato che è da giovanissima che fa parte della Pubblica Assistenza, quali sensazioni ha dopo questi primi mesi. Che rapporto c'è con tutti i soci nel ruolo di vertice?
“Avevo 16 anni quando ho indossato la divisa arancione per la prima volta. forse ancora non mi sono resa conto di che ruolo rivesto, ma non per indifferenza, ma perché vivo da così tanto tempo in Associazione che io non mi sento "cambiata". Ho un profondo senso di responsabilità verso ogni singolo socio che mi ha voltato, ma rimango con i piedi saldamente ancorati a terra per portare la mia Associazione verso le nuove sfide“.
Quanto ha influito la pandemia nella vita dell'Associazione riducendo le occasioni di contatto. La Pubblica Assistenza, come le altre associazioni di volontariato, ha assunto un ruolo fondamentale nei momenti più difficili. Qual è il bilancio?
“Il bilancio è sia drammatico che meraviglioso nello stesso tempo. Drammatico, perché i volontari sono stati sottoposti a uno stress emotivo e fisico molto importante: paura del contagio, iniziale mancanza di dispositivi di protezione individuale, completa assenza di contatto sia con i pazienti che con gli altri.
Ma anche meraviglioso perché non ci siamo mai sottratti davanti a nessuna criticità. Abbiamo risposto a tutto quello che ci veniva richiesto con professionalità, impegno e tanto CUORE”.
Si parla spesso di crisi del volontariato, specie tra i giovani. Quanti sono i giovani che fanno parte della Pubblica Assistenza e quali iniziative intendete attuare per favorire il loro coinvolgimento?
“Noi abbiamo molti giovani in associazione. Soprattutto durante gli ultimi corsi di formazione l'età media è sempre stata bassa. Uno dei nostri obiettivi principali è quello della divulgazione delle nostre attività. E’ necessario che tutti conoscano i nostri obiettivi per poi scegliere consapevolmente. Le associazioni di volontariato non sono solo emergenza sanitaria. Abbiamo un posto per tutti!!!!”
IL BENESSERE DEI CITTADINI, FINALMENTE ARRIVA IL BONUS PSICOLOGO
di Elena Ferroni
Già nella cultura dell’antica Grecia si susseguono medici e filosofi che iniziano a dirci quanto lo stare bene degli esseri umani passi da ogni dimensione della loro esistenza, dal corpo, dalla mente e dallo spirito. Con il trascorrere dei secoli questi aspetti sono poi stati declinati in tante maniere diverse, raramente valorizzati, più spesso lasciati indietro o trascurati, a vantaggio della sola valutazione di salute riservata al corpo. Infatti per avere una fattiva attenzione alla nostra parte psicologica bisogna attendere la fine del XIX sec. con i lavori sperimentali di W. Wundt a Lipsia, a partire dai quali oggi a più di cento anni di distanza la psicologia sta trovando un suo spazio come disciplina scientifica, che sta conquistando un valore al di là dei pregiudizi, mostrandosi utile a migliorare il benessere di uomini e donne. Anche nel nostro paese finalmente sta emergendo la centralità, che si traduce in risorse, della salute psicologica dei cittadini, la cui importanza si è accentuata con i fenomeni di ansia, depressione, disagio ed ossessione, stanati dalle attuali vicende della pandemia che ci ha colpiti e segnati tutti quanti. La salute psicologica è attualmente perseguita attraverso sostegno alle crisi sia tramite terapie farmacologiche quando necessarie, sia soprattutto con percorsi più brevi di supporto, che più duraturi di psicoterapia. In questa direzione va l’approvazione del bonus psicologo, introdotto nella legge di conversione del decreto milleproroghe, dell’articolo 1-quater della legge n. 15/2022, che al comma 3 definisce chi potrà accedere a questo contributo: la richiesta può essere fatta per sé stessi, per un minore (se genitore, tutore o affidatario), o anche per conto di un soggetto interdetto o inabilitato (tramite il suo tutore, curatore o amministratore di sostegno). La copertura finanziaria delle risorse destinate al beneficio è fissata con il limite complessivo di 10 milioni di euro per l'anno 2022, come riportato nell’articolo 1 del decreto interministeriale (Ministero della Salute e Ministero Economia e Finanza) del 31 maggio 2022. Il bonus psicologo quindi non è altro che una richiesta di contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia”. Possono richiederlo le persone che si trovano in situazione di depressione, ansia, stress e fragilità psicologica a causa dell’emergenza pandemica e della conseguente crisi socio economica, che siano nella condizione di beneficiare di un percorso psicoterapeutico”. Le istruzioni per la presentazione della domanda online del beneficio sono state pubblicate dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS) con il messaggio n. 2905 del 21 luglio 2022: la quota massima ottenibile è di 50 euro a seduta e l’unico requisito per l’assegnazione del contributo, riservato ai cittadini residenti in Italia, è un ISEE in corso di validità non superiore a 50mila euro. L’importo assegnato dipende dalla situazione economica del beneficiario ed è diviso in tre scaglioni: il contributo massimo può essere di 50 euro a seduta fino a 600,00 euro (ISEE fino a 15 mila euro) di 400,00 euro (ISEE tra 15 mila e 30 mila euro) ed infine di 200,00 euro (ISEE tra 30 mila e 50 mila euro). Il bonus psicologo è riconosciuto una sola volta e deve essere utilizzato entro 180 giorni dall’accoglimento della domanda, altrimenti è perso.
La richiesta è da presentare esclusivamente online sulla piattaforma dell’INPS (www.inps.it) tramite il servizio web denominato “Contributo sessioni psicoterapia”, seguendo il percorso “Prestazioni e servizi” > “Servizi” > “Punto d’accesso alle prestazioni non pensionistiche”. Per accedere al portale serve lo SPID di livello 2, la Carta di identità elettronica (CIE) 3.0 o la Carta Nazionale dei servizi (CNS); per informazioni ed aiuto è inoltre attivo anche un numero verde 803.164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164.164 (da rete mobile a pagamento). I requisiti autocertificati dai richiedenti attraverso il modulo di domanda saranno verificati dall’INPS sulla base delle informazioni disponibili nei propri archivi e di quelle reperibili attraverso il collegamento alle banche dati di altre Amministrazioni pubbliche. Il periodo stabilito per la presentazione delle domande avrà termine il 24 ottobre 2022 - e dopo quella data saranno stilate le graduatorie per Regione e Provincia autonoma, tenendo conto del valore ISEE ed in caso di equivalenza dell’ordine di presentazione delle richieste. I cittadini richiedenti riceveranno notifica dell’esito attraverso una mail e/o un messaggio SMS e potranno consultarlo anche all’interno della procedura utilizzata per la domanda, nella sezione “Ricevute e provvedimenti”. In caso di accoglimento della richiesta, il cittadino vedrà indicato l’importo del beneficio ed il codice identificativo univoco da consegnare al professionista sanitario presso cui si tiene la sessione di psicoterapia. Il professionista, psicologo abilitato in psicoterapia ed inserito nell’apposito elenco stilato dall’Ordine Nazionale degli Psicologi (CNOP), dovrà indicare il codice univoco per effettuare la prenotazione della seduta. L’erogazione dell’importo infatti, verrà fatta direttamente al professionista che lo scalerà ad ogni seduta dal plafond complessivo spettante al paziente.
A conclusione di questa dettagliata spiegazione delle modalità di richiesta di questo nuovo importantissimo contributo, appare quasi superfluo sottolineare che il bonus psicologo viene accolto come una misura preziosa ed importante di cura per ogni cittadino in condizione di fragilità psicologica, che si affianca alla promozione della legge di Regione Toscana sullo psicologo di base, di cui si auspica una veloce approvazione. Se ogni cittadino, (genitore, studente, lavoratore, bambino e anziano) ha una buona qualità di vita e viene non lasciato da solo ma aiutato a superare i momenti di crisi, sarà un cittadino che sta bene e che può contribuire con tutte le sue risorse al benessere complessivo della comunità in cui vive.
DALL’OCULISTA… 2000 ANNI FA
di Antonio Garosi
Il medicus nell’antica Roma nacque con l’arrivo di medici dalla Grecia fin dal primo secolo prima di Cristo.
Il medico doveva avere delle doti come: vista acuta, mano ferma, preferibilmente utilizzare sia la mano destra che la sinistra. Oltre naturalmente a non lasciarsi impressionare dai lamenti, alcune volte addirittura dalle urla dei pazienti.Infatti al tempo non esistevano gli anestetici, al massimo venivano utilizzati blandi sedativi.
Il medico, inoltre, doveva curare tutte le patologie: mal di denti, mal di testa, problemi oculari, tonsilliti, sordità e via discorrendo fino ai più complicati interventi chirurgici.
Dopo il primo secolo dopo Cristo i medici cominciarono a specializzarsi dividendosi in: chirurgus (chirurghi), ocularius (oculisti) e auricularius (otorinolaringoiatri).
Lo studio medico dell’antica Roma era costituito da pareti colorate, con un mosaico a pavimento raffigurante la divinità di Orfeo, capace di sconfiggere la morte, quindi ipoteticamente in grado di tranquillizzare i pazienti.
L’arredamento era minimale: una scrivania con su tavolette di cera dove scrivere le terapie, sedie, sgabellini, una cassapanca, un lettino, in alcuni casi una libreria dove conservare i rotoli di papiro.
L’odore dominante in questi ambienti era quello dell’incenso, come blando disinfettante era consigliato in tutti i luoghi dove sostavano i malati, come studi medici e luoghi di culto.
I ferri del mestiere, in particolare quelli dell’oculista, erano: specilli (ovvero uncini lunghi e sottili), aghi finissimi, coltellini. Non doveva mancare naturalmente un cauterio per le bruciature dei tessuti in caso di emorragia.
Erano conosciute anche lenti in grado di ingrandire le immagini o di concentrare la luce solare, come dimostrato dai ritrovamenti negli scavi archeologici, utilizzate però, molto probabilmente come acciarini, cioè per accendere il fuoco. Solo in alcuni casi utilizzate invece per cauterizzare le ferite più piccole.
Un buon oculista doveva naturalmente anche saper preparare i colliri che erano solidi e venivano diluiti prima dell’uso, a seconda dei casi, con acqua, aceto, vino, latte materno e albume.
Molto apprezzato era il castoreum, per i suoi effetti lenitivi, ricavato dalla secrezione genitale del castoro.
Sulla superfice dei bastoncini di collirio era impresso il nome del medico, per evitare contraffazioni. In alcuni anche l’ingrediente principale e le indicazioni su come utilizzarli.
Le malattie conosciute erano molte, tra queste congiuntiviti, tumori, ulcere e cataratte.
Ecco infine come veniva effettuato un intervento di cataratta.
Il paziente doveva sedersi in controluce, in posizione più bassa rispetto al medico, mentre un assistente alle sue spalle gli bloccava la testa. Poi, con molta calma, il medico infilava un ago oltre la cornea e molto lentamente faceva scendere la cataratta.
Cosa ne dite? Molto meglio ai giorni nostri!
PILLOLE DI CONTRADA
di Lucia Pagano e Federico Martelli
Cari lettori,
da questo numero Visto! si arricchisce di una piccola rubrica, voluta con entusiasmo dai nostri soci Lucia Pagano e Federico Martelli. ‘Pillole di contrada’ vuole essere una piccola finestra aperta sul mondo del Palio e delle contrade, un affaccio sui ricordi e i vissuti dei contradaioli creato attraverso queste piccole interviste pensate, realizzate e trascritte in collaborazione da Lucia e Federico
INTERVISTA A FRANCESCO BURRONI, contradaiolo dell’Oca
Lucia: Avete mai accolto qualche ospite nella vostra sede?
Francesco: Abbiamo accolto tanti ospiti nel tempo ma, negli anni sessanta, abbiamo ospitato una persona speciale: Albert Sabin! Questo scienziato, che ha inventato il vaccino anti poliomelite, veniva spesso a Siena per conto della ditta Sclavo e in quelle occasioni era spesso ospite della contrada dell’Oca: non sapeva parlare l’italiano ma beveva tanto vino da finire spesso ubriaco!
Lucia: Che cosa conservate nella vostra chiesa?
Francesco: Sotto l’oratorio di Santa Caterina si trova una cantina che si credeva fosse miracolosa: veniva così chiamata perché, secondo la leggenda, se ci si portava una botte vuota l’indomani la si ritrovava piena!
Lucia: Ti ricordi qualche Palio vinto dalla tua contrada?
Io sono nato nel 1952 e a 7 mesi ho vinto il mio primo Palio. Negli anni seguenti ne ho vinti altri 11!
Lucia: Hai mai fatto la comparsa per la tua contrada?
Francesco: Si, come Duce e poi come Figurin Maggiore… Per tradizione il Duce quando entra in piazza usa fare dei segni a croce sul tufo per far cascare l’avversaria; io ero Duce al Palio del 16 agosto del ’68 e di segni ne feci parecchi, tanto che cascarono quasi tutti i cavalli e vinse proprio l’Oca, che era montata da Aceto!
Lucia: la tua contrada è mai stata squalificata?
Francesco: Eccome, diverse volte! Anzi, lo è anche attualmente e lo sarà fino al Palio di luglio del 2023… poi però correrà di diritto a quello di agosto!
Informazioni utili
CONTATTA L'UNIONE
UICI HelpExpress
Assistenza per l'uso del computer e per i software comunemente usati dai disabili visivi.
Sito di questo servizio e della lista ad esso collegata:
http://www.uiciechi.it/osi/helpexpress/index.html
Slashradio
http://94.23.67.20:8004/listen.m3u
http://www.uici.it/radio/radio.asp
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App: Slash Radio Web (di Erasmo di Donato)
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