Visto! numero 3 agosto 2021

Visto!

Periodico di informazione della sezione di Siena - numero 3 - Agosto 2021

Direttore responsabile: Andrea Sbardellati

Registrazione Tribunale di Siena n. 6 del 29/10/2020.

Con il contributo di: PAMPALONI SRL, concessionaria Renault a Siena

Sezione Cavaliere Attilio Borelli

Viale Cavour, 134 Siena

Telefono 0577 46181

e-mail: uicsi@uiciechi.it

Sito internet: www.uicisiena.org

 

La prevenzione a Siena non si ferma

Nei giorni 11 e 12 settembre prossimi a Siena una iniziativa di prevenzione delle principali patologie oculari.

La sezione di Siena dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti in collaborazione con l’unità complessa di oftalmologia diretta dal professore Gianmarco Tosi, ha accolto l’iniziativa “Prevenzione delle malattie della retina e del nervo ottico” proposta e organizzata dall’agenzia italiana per la prevenzione della cecità.

L’iniziativa prevista Art. 1 comma 453 Legge n. 145 del 30 dicembre 2018

www.vistainsalute.it

Le malattie ottico retiniche, nelle loro diverse manifestazioni patologiche, rappresentano un ambito sanitario particolarmente complesso e articolato con un’alta incidenza, oltre che un forte carattere invalidante. Il Piano Nazionale della Cronicità ha indicato tra le sue priorità la necessità di attivare iniziative di prevenzione verso tutte quelle manifestazioni patologiche caratterizzate appunto dalla cronicità. Nel caso specifico delle patologie ottico retiniche emerge una particolare complessità dovuta al fatto che numerose sono le carenze che caratterizzano gli attuali Livelli Essenziali di Assistenza, aggravate dal carattere di cronicità tipico di queste malattie.

Le patologie ottico retiniche - maculopatie, glaucoma, retinopatia diabetica - in Italia sono certamente accomunate da un basso livello di prevenzione. Un quadro questo che impone l’attivazione di un organico programma di sensibilizzazione, da un lato della pubblica opinione e, dall’altro, delle Istituzioni, cui è demandato il governo della sanità del nostro Paese. L’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (IAPB Italia Onlus), negli anni passati, ha promosso specifiche iniziative volte a facilitare la lotta alle malattie retiniche, con particolare attenzione alla retinopatia diabetica. Solo per citarne alcune:

Il “Libro Bianco sulla Retinopatia Diabetica”

Il Libro “La teleretinografia nello screening e nel monitoraggio della retinopatia diabetica”

Il “Manifesto Sociale” sulla patologia, sottoscritto da tutte le Società Scientifiche di riferimento e dalle specifiche Associazioni dei Pazienti.

Il primo ed il secondo “Forum Nazionale sulla Retinopatia diabetica”, 2016 e 2017, tenutisi presso il Ministero della Salute e il Senato della Repubblica.

Gli Screening dei parlamentari realizzati nel 2017 al Senato della Repubblica e nel 2018 alla Camera dei Deputati.

Le esperienze maturate in queste occasioni ci hanno indotto a portare la nostra attenzione verso tutte le patologie retiniche, in considerazione del fatto che la voce “prevenzione” rappresenta il fattore critico per poterle contrastare con successo.

Sulla scia delle azioni precedentemente intraprese, il Parlamento ha previsto nella Legge di Bilancio 2019 l’istituzione di un finanziamento per la realizzazione di un progetto di prevenzione sulla popolazione, finalizzato al contrasto delle malattie ottico retiniche, affidandone la gestione all’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità. In specie:

Art. 1 comma 453 Legge n. 145 del 30 dicembre 2018 “in considerazione dell’accresciuta aspettativa di vita della popolazione e delle conseguenti e ingravescenti patologie della retina, al fine di ridurre significativamente i tempi delle diagnosi e i danni visivi e sociali ed il gravame assistenziale, il Ministero della Salute affida alla sezione italiana dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (IAPB) la gestione di un progetto di screening straordinario mobile che solleciti l’attenzione alle problematiche delle minorazioni visive, con particolare riferimento alle patologie retiniche".

VISTA IN SALUTE

Campagna di prevenzione delle malattie ottico retiniche

www.vistainsalute.it

Obiettivo Generale

Definire un modello diagnostico replicabile, finalizzato alla prevenzione delle malattie ottico retiniche e al possibile abbattimento, in prospettiva, delle liste d’attesa.

Obiettivi Specifici

1. Accrescere il livello di awareness sulle principali patologie oculari causa di cecità e ipovisione nella popolazione: glaucoma, maculopatie e retinopatia diabetica;

2. Accrescere il livello di priorità della prevenzione oftalmica nell’agenda sanitaria regionale di tutte le istituzioni locali;

3. Sperimentare un modello di tele-diagnostica, finalizzato alla prevenzione e al monitoraggio della retinopatia diabetica negli ambulatori e nei centri di diabetologia.

4. utilizzare i dati raccolti per avviare la costituzione di una banca dati nazionale finalizzata a conoscere l’impatto delle patologie, indispensabile per lo sviluppo di politiche sanitarie pubbliche per la tutela visiva

Fase operativa

Il 2019 ha rappresentato la fase pilota del progetto che interesserà tutte le Regioni Italiane, per sperimentare il format e le attività da organizzare, nelle Regioni Lombardia, Abruzzo e Campania.

Il lancio del progetto in ciascuna Regione viene realizzato mediante un evento di presentazione, nel corso del quale esponenti della comunità scientifica, delle istituzioni sanitarie regionali e del mondo advocacy, sono chiamati a confrontarsi sull’importanza della prevenzione e sui modelli che la contemplano, al fine di migliorare la gestione delle principali patologie oftalmiche.

Segue un’attività di advocacy tra la popolazione, e di prevenzione secondaria mediante l’utilizzo di una struttura multifunzionale itinerante, dotata di tre ambulatori (area informativa e area sanitaria), che sosta in ogni Regione per circa 9 giorni interessando i principali Centri.

Presso la struttura opera personale sanitario (oculisti e ortottisti) che, con l’utilizzo di strumentazione oftalmica di nuova generazione (OCT, autorefrattometro e lampada a fessura), effettua una valutazione anatomico-funzionale, con rilascio del risultato degli esami, oltre ad un leaflet informativo sull’importanza della prevenzione. I dati raccolti durante la visita vengono registrati attraverso un software di archiviazione per la successiva elaborazione statistica.

In un’ottica di continuità assistenziale, laddove possibile il progetto viene realizzato in sinergia con le strutture sanitarie territoriali e predisponendo anche il secondo livello sanitario, al fine di assicurare un percorso rapido per coloro che dovessero necessitare di una visita una visita oculistica di approfondimento.

L’iniziativa verrà presentata con una conferenza stampa presso l’aula sei del polo didattico del Policlinico Le Scotte giorno nove alle ore 11.

Terzo settore

Una sfida da vincere

di Massimo Vita

Il terzo settore in Italia è un complesso sistema composto da diverse componenti spesso tra loro poco permeabili e per questo la sua organizzazione risulta difficile.

Molti sono stati i tentativi di fornire a questo mondo, una organizzazione che lo rendesse sempre più visibile e sempre più capace di incidere nella società e nei rapporti con il parlamento e le pubbliche amministrazioni.

Da qualche anno, esiste una organizzazione chiamata Form del terzo settore che si sta muovendo per porre al centro le istanze delle sue diverse componenti ma in sostanza, per far passare il messaggio che il sistema paese non può fare a meno di valorizzare tutte le risorse che nel terzo settore sono presenti. A Siena da qualche tempo si sta cercando di organizzare il forum del terzo settore non senza difficoltà.

Comunque il lavoro è partito per iniziativa dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, di Quavio e dell’AUSER.

A metà settembre si svolgerà un evento al quale prenderà parte la portavoce nazionale del forum.

Ci sono ancora troppe resistenze legate alla umana difficoltà di mettere al servizio della comunità le singole peculiarità.

Siamo sempre il paese dei campanili, e comunque non dobbiamo fermarci se riteniamo importante che il terzo settore assurga davvero al ruolo di protagonista della vita civile del nostro paese e in particolare di Siena e della sua provincia.

Sul territorio vi sono alcuni esempi di messa in rete delle risorse e da queste si deve partire per accrescere la consapevolezza che stare insieme non solo è necessario una utile a tutti.

Qui di seguito riporto i principi che guidano a livello nazionale il forum del terzo settore.

Cos’è il forum

Il Forum Nazionale del Terzo Settore è parte sociale riconosciuta.

Si è ufficialmente costituito il 19 giugno 1997.

Ad ottobre 2017 e poi nel gennaio 2021 il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha reso noto che il Forum Nazionale del Terzo Settore, a conclusione della procedura di avviso pubblico per l’attuazione degli articoli 59 e 64 del Codice del Terzo Settore, è risultato essere l’associazione di enti del Terzo settore maggiormente rappresentativa sul territorio nazionale, in ragione del numero degli enti aderenti. Qui il documento ufficiale del  Ministero del Lavoro 2017 e Ministero del Lavoro 2021.

Rappresenta 92 organizzazioni nazionali di secondo e terzo livello – per un totale di oltre 158.000 sedi territoriali – che operano negli ambiti del Volontariato, dell’Associazionismo, della Cooperazione Sociale, della Solidarietà Internazionale, della Finanza Etica, del Commercio Equo e Solidale del nostro Paese.

Il Forum del Terzo Settore ha quale obiettivo principale la valorizzazione delle attività e delle esperienze che le cittadine e i cittadini autonomamente organizzati attuano sul territorio per migliorare la qualità della vita, delle comunità, attraverso percorsi, anche innovativi, basati su equità, giustizia sociale, sussidiarietà e sviluppo sostenibile.

principali compiti:

la rappresentanza sociale e politica nei confronti di Governo ed Istituzioni;

il Coordinamento e il sostegno alle reti interassociative;

la Comunicazione di valori, progetti e istanze delle realtà organizzate del Terzo Settore.

Sulla base di un patto coerente con quello nazionale si sono costituiti 20 Forum regionali, numerosi Forum provinciali e locali cui aderiscono le realtà della società civile che operano a livello territoriale.

All’interno del Forum sono attive diverse Consulte e gruppi di lavoro tematici: Associazioni di promozione sociale; Impresa Sociale; Volontariato; Cultura e turismo; Educazione e istruzione; Relazioni e cooperazione internazionale; Sport e benessere; Welfare; Tavolo servizio civile, Tavolo tecnico-legislativo; GDL Persone private della libertà.

Il Forum del Terzo Settore è editore del Giornale Radio Sociale (www.giornaleradiosociale.it)

Il Forum del Terzo Settore è socio fondatore di: Alleanza contro la povertà in Italia – ASVIS – Fondazione CON IL SUD – Fondazione Triulza – Istituto Italiano della Donazione – Terzjus.

A livello europeo il Forum è socio del Social Economy Europe.

Collaborazioni e Partnership: Acri – Anci – Con i Bambini impresa sociale – CSVnet – Forum Finanza sostenibile – Mecenate90 – Next – Unioncamere – Welforum.

Media partnership: Buone Notizie – Dire – Redattore Sociale.

A Siena cercheremo di costituire il forum del terzo settore con un incontro in collaborazione con l’amministrazione provinciale che si terrà giorno 13 alle ore 18 presso il palazzo della provincia di Siena.

Intervista al presidente dell'Associazione Le Bollicine APS

Realizzata dai PEER operator della rete Spazio DIRSI

Prima parte

 

Francesco: Qual è il suo nome?

Paola: Io Sono Paola Bisconti.

Paola:  Sono Paola Bisconti.

Jay: Dunque, da quanto tempo frequenta l’associazione? E quale ruolo interpreta all’interno dell’associazione?

Paola: Sono nell’associazione Le Bollicine, frequento tramite Andrea da circa quindici anni prima come genitore e basta, poi sono entrata nel consiglio direttivo e da tre anni sono presidente dell’associazione.

Livio: Chi è il presidente e per quanto rimane in carica?

Paola: Il presidente in carica in questo momento sono io, e nell’associazione Le bollicine la durata di mandato sia del consiglio direttivo che del presidente dura tre anni.

Matteo: In quale anno è nata l’associazione? E com’è nata?

Paola: L’associazione Le bollicine è nata il 17 settembre 1990. A settembre, infatti, in Piazza del Campo abbiamo fatto una bellissima festa per il trentennale perché ha finito trent’anni l’associazione. Io trent’anni fa non ne facevo parte, ve l’ho detto; la frequento da una quindicina di anni 10/12 anni, però appena sono entrata nell’associazione mi sono fatta raccontare un po’ di aneddoti, di storia, perché a me mi piace tanto sapere come siamo arrivati ad ora tramite il passato, perché sarete d’accordo con me che ognuno di noi e anche l’associazione è quello che è tramite le esperienze, il vissuto che ci ha preceduto. Per cui l’associazione adesso è quello che è grazie ai trent’anni di storia. In una cena che facemmo un paio di anni fa all’associazione, anzi no, durante il venticinquennale, uno dei soci fondatori mi raccontò che appunto erano davanti a un tavolo in un bar, e da lì gli venne l’idea (chè loro già frequentavano e facevano delle attività coi ragazzi) di fondare questa associazione, chiacchierando davanti ad un bicchiere, ad una bevuta. L’associazione è stata fondata con 6 soci fondatori, il primo consiglio direttivo era formato da 6 soci, ancora oggi abbiamo 2 dei soci fondatori presenti e attivi in associazione; per cui c’è Augusto Ceccherini e Letizia Cambi che erano proprio firmatari del primo atto costitutivo insieme a altri 4 soci, e da lì poi pensate che la sede sociale iniziale nel primo atto costitutivo era proprio a casa di Augusto Ceccherini, proprio del socio che in questo momento è sempre attivamente presente e quotidianamente è una colonna portante, come istruttore ma non solo, è una colonna portante dell’associazione. Letizia Cambi la conoscete, è vissuta e cresciuta insieme all’associazione, ormai è in simbiosi, una cosa sola con le Bollicine, e da sempre è la coordinatrice dei progetti dell’associazione. Perchè in associazione come filosofia nel consiglio direttivo e come presidenza c’è la presenza della maggior parte dei genitori, i presidenti che via via si sono ruotati, c’è stata Francesca Poggiani prima di me, ancora prima Vanna de Frassini, la prima prima Orsola Gambi e poi anche Augusto è stato presidente. Per cui come filosofia c’è letizia come coordinatrice da sempre e come presidente in questa vita associativa quasi sempre un genitore.

Soemi: Cosa rappresenta il logo dell’associazione e per quale motivo è stato scelto?

Paola: Il logo dell’associazione rappresenta il muso di un cavallo poi nello sfondo c’è il simbolo cinese ello Yin Yang, e dietro a questo muso del cavallo c’è quello che ognuno di noi ci vuol vedere. Potrebbe sembrare delle ali, una rete... il perché è stato scelto io vado un po’ a intuito; il cavallo perché chiaramente l’associazione è nata come riabilitazione equestre, nel senso che la prima attività e unica attività che all’inizio si faceva era proprio la riabilitazione equestre per cui il muso del cavallo era l’identificativo dell’attività sportiva che si andava a fare e ancora oggi è il nostro simbolo perché tutto è nato da cavallo. Lo Yin Yang perché è la nostra filosofia tutt’ora! Ci sono due opposti che si completano, il simbolo cinese yin Yang è il bianco e il nero, la luce e la notte, due energie contrapposte, e come due poli contrapposti fanno vita, fanno energia, sono complementari perché uno non potrebbe esistere senza l’altro; e ancora oggi l’associazione tra le diversità e tra la forza ci completiamo nelle diversità e questa energia che si sprigiona attraverso le diversità ci da vita, e è trent’anni che si vive. Le ali dietro il cavallo io me le voglio immaginare come se si dicesse che alle Bollicine si vola alto, nel senso che si sorvola. Si vola alto perché come in tutte le vostre associazione si guarda al di là di quello che si può vedere, si guarda sempre oltre. CI vedo anche, ma quello è un’immagine perché io sono profondamente sognatrice, ci voglio vedere oltre le ali anche una sorta di rete, una rete familiare, perché le Bollicine si è un’associazione, ma prima ancora di essere un’associazione è una famiglia. Per cui ci voglio vedere dietro il cavallo sia le ali per volare alto, ma anche una rete che ci raggruppa tutti insieme, soci, ragazzi, volontari, educatori, dipendenti, in una grande famiglia.

Vittoria: Quali sono gli obiettivi dell’associazione

Paola: Gli obiettivi istituzionali dell’associazione sono la pratica sportiva dedicata a persone con disabilità e attraverso la pratica sportiva che da tutto nasce poi si sono affiancati anche tutti quei progetti di socializzazione, di autonomia, del durante e dopo di noi. Il principio cardine in tutte le cose che facciamo è non solo integrazione, ma inclusione, che è una parola diversa, perché ognuno che noi prendiamo in seno, che fa parte della nostra famiglia, non solo deve essere integrato nella società, ma ci deve essere proprio un’inclusione, che è diverso, perché essere inclusi vuol dire essere protagonisti, lavorare dentro a quella società, essere protagonisti insieme a tutti gli altri; no esserci e basta dentro, ma far parte di una società come energia attiva. Che noi questo traguardo lo percorriamo attraverso una pratica sportiva, attraverso laboratori, attraverso la ginnastica, la squadra di calcio... tutto ha questa finalità; nel senso che qualsiasi attività noi facciamo accanto ad una pratica sportiva il fine ultimo è crescere insieme ai nostri ragazzi, aiutare le famiglie e aiutare tutti voi perché diventiate parte sempre più integrante della società, sempre più protagonisti attivi di voi stessi e della società. In più è appunto come vi dicevo prima, il concetto di famiglia è stare vicino alle famiglie e creare questo senso di accoglienza e di abbraccio.

Francesco: Siete soddisfatti degli obiettivi raggiunti fino ad oggi?

Paola: Siamo soddisfattissimi! Perchè Le bollicine ha una storia di trent’anni per cui esserci ancora , essere cresciuti cosìtanto perché se contate che all’inizio erano 6 soci che hanno firmato il primo atto costitutivo, adesso siamo più di 100 soci, seguiamo 65 ragazzi, per cui è chiaro che la soddisfazione ce n’è tanta. All’inizio facevamo equitazione a Pian del Lago, adesso abbiamo la sede di via Franciosa, il maneggio a San Rocco, il centro Archimede Ampugnano, Casa Clementina e casa Fragola; per cui siamo veramente veramente soddisfatti perché siamo cresciuti tanto. Cresciuti tanto non vuol dire essere arrivati, vuol dire essere in corsa; tanta strada abbiamo da fare, ci sentiamo un pochino deboli perché siamo consapevoli che ci sono tanti bisogni ai quali noi ancora oggi non riusciamo a dare risposta ma ci stiamo lavorando, l’impegno è tanto. Se però la domanda è se siamo soddisfatti, sì, però una soddisfazione che ci spinge sempre ad andare avanti non una soddisfazione che ci dice siamo arrivati, perché arrivati non siamo arrivati mai. Si può sempre crescere, fare di più e migliorarci.

 

LETIsmart e UICI

di Marino Attini

Insieme per migliorare l'autonomia personale urbana dei disabili visivi... e non solo

Nell'edizione di aprile del Corriere dei Ciechi abbiamo pubblicato un articolo che ha fornito una panoramica sul sistema LETIsmart, la soluzione tecnologica che oggi permette di raggiungere punti precisi seguendo un suono personalizzato. LETIsmart utilizza una rete di radiofari e di segnali sonori per fornire la massima sicurezza in quegli ultimi metri che ci separano da un preciso punto di destinazione scelto, evitando di metterci in difficoltà nel dover scandagliare quello che ci circonda.

Oltre a questo, LETIsmart offre una utile interazione con semafori, autobus e altre situazioni di difficoltà a cui dobbiamo far fronte nel sempre più complesso ambiente urbano. LETIsmart è una soluzione di alta tecnologia, standardizzata e aperta a miglioramenti ed implementazioni, che si nasconde perfettamente all'interno del tradizionale bastone bianco, senza inficiare sulla sua ergonomia o sul suo peso, e che diventa complementare agli insostituibili percorsi tattilo-plantari e alle mappe tattili.

Oggi, dopo cinque anni di sviluppo e test, questa tecnologia viene scelta e sposata in toto dall'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti che ne acquisisce la copartecipazione assieme a SCEN, l'azienda di prototipazione elettronica che lo ha realizzato. Si tratta di un'alleanza voluta direttamente dall'inventore di LETIsmart, Marino Attini, oggi componente della Direzione Nazionale UICI, che fin dall'inizio ha portato avanti la sua idea senza alcuna finalità di lucro col solo scopo di mettere a fattor comune le proprie conoscenze elettroniche per dare un contributo all'autonomia personale urbana delle persone non vedenti e ipovedenti.

Sabato 24 luglio a Trieste, città in cui è nato questo progetto, verrà firmato l'accordo di copartecipazione tra SCEN srl e UICI, alla presenza del nostro Presidente Nazionale Mario Barbuto, del Presidente di SCEN, Diego Bertocchi, del Sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, dell'ideatore Marino Attini e dell'intera Direzione Nazionale UICI. All'incontro parteciperanno i vertici delle più importanti realtà che hanno creduto e finanziato il progetto: dalla regione Friuli Venezia Giulia all'azienda di trasporti regionale TPL, passando per i club Lions che, assieme ad altre autorevoli associazioni ed enti, hanno dato un apporto fondamentale al progetto.

Al termine dell'incontro verrà realizzata una dimostrazione pratica del funzionamento di questo sistema nel centro cittadino di Trieste. Una città nella quale LETIsmart, coprendo l'intera area urbana, si integra in tutti i quasi 300 autobus, negli oltre 100 attraversamenti semaforici assistiti, e che ora si sta diffondendo anche negli esercizi commerciali e nei punti di interesse.

In queste pagine approfondiremo i diversi aspetti di questa soluzione, la storia, la tecnologia che fa funzionare il tutto, i dispositivi e gli accessori che lo compongono, i progetti presenti e futuri che vedranno LETIsmart diffondersi nei prossimi anni sull'intero territorio italiano.

Marino Attini ci racconta come nasce l'idea

Mi recai un giorno, con Martino, un nostro socio della sezione UICI di Trieste, a visitare un appartamento in una bella zona della città, una zona con un bel viale alberato che abbelliva una strada di grande traffico, l'appartamento gli piacque ma la perplessità era tanta perché, pur non vedendo, sapeva che in quella strada gli alberi rappresentavano un pericolo quando, la sera o nei pomeriggi invernali, i rami o il fitto fogliame, comprometteva la luminosità della carreggiata rendendone critica la visibilità. Fu così che decisi di fare una ricerca su Internet dando per scontato che esistesse un bastone bianco luminoso col quale Martino potesse attraversare la strada in modo da poter essere visto dalle autovetture. Ma la delusione fu tanta quando lessi soltanto di soluzioni raffazzonate, come qualcuno che aveva addirittura attaccato una luce da bicicletta sul bastone bianco. Fu allora che decisi di scrivere un ambizioso progetto che sfruttasse la miniaturizzazione elettronica, di cui avevo discreta conoscenza avendo collaborato professionalmente con importanti aziende, come Intel e IBM, a progetti legati alle nanotecnologie elettroniche.

Per prima cosa riportai sulla carta una mia idea per rendere l’ultimo segmento del bastone luminescente in condizioni di scarsa luminosità, così da aumentare la visibilità di chi attraversa la strada o si muove in condizioni di scarsa luminosità. Poi pensai di estendere questa idea cercando un modo per rendere il bastone parlante: immaginai un’elettronica contenuta nel manico che gli permettesse di riportare vocalmente al suo possessore informazioni su quello che lo circonda, sempre cercando di rispettare il bastone bianco nella sua ergonomia e nel peso.

Mi rendevo conto che sarebbe stata un’impresa a dir poco fantascientifica e riposi quei fogli in un cassetto con la speranza che un giorno, con la mia idea, avrei potuto regalare un minimo di autonomia in più alle persone cieche ed ipovedenti. Era un progetto del quale ero convinto, perché in grado di ribaltare gli schemi sui quali si fondavano tutte le proposte di elettronica applicata al bastone bianco, limitate a dare indicazioni su eventuali ostacoli presenti lungo la strada o a cercare soluzioni che guidino il cieco fornendogli informazioni di direzione. Io ho invece pensato alla difficoltà degli ultimi metri dove la persona, pur arrivando in prossimità del punto di destinazione, scandaglia col bastone bianco per cercare un palo semaforico, l’ingresso di un negozio o una qualsiasi destinazione precisa. Nella mia idea ho pensato che quel punto di destinazione poteva essere raggiunto attivando dei segnali sonori direzionali ben definiti che sfruttino l’orientamento attraverso l’udito.

Prima di riporre il progetto nel cassetto decisi che, se un giorno fossi riuscito in questa impresa così nobile, l’avrei dedicato alla memoria di mia moglie Letizia, scomparsa prematuramente solo un anno prima: per questo decisi di chiamarlo LETIsmart.

Sono convinto che quando credi in qualcosa la vita ti aiuta. E una domenica, nel corso di un pranzo tra amici, raccontai questa cosa a Diego Bertocchi, presidente di SCEN, che conoscevo poco ma che si dimostrò estremamente interessato. Con orgoglio, mi invitò a visitare la sua azienda di prototipazione elettronica, avendo saputo peraltro dei miei trascorsi nel settore. Ricordo che all’epoca faceva importanti studi sulla luce a led. Dopo poco tempo Diego, di comune accordo con i suoi soci, Federico Donzello e Francesco Illy, decisero di aiutarmi a scopo etico. Insieme, realizzammo un primo rudimentale prototipo che presentammo nel corso dell’assemblea annuale dei 90 anni della sezione di Trieste, di cui da poco ero presidente, riscuotendo l’entusiasmo di quei soci che provarono ad utilizzarlo. Questa reazione spinse i soci della SCEN a proseguire sulla strada etica di LETIsmart.

Passarono un paio d’anni prima che il brevetto venisse approvato e decisi di condividerlo con Federico Donzello, perché dalla mia idea stavano progettando qualcosa di veramente interessante e piccolissimo. Alla fine del 2017 venne presentato il LETIsmart LUCE che rappresentò un punto di partenza importante per capire quale fosse il reale interesse e capimmo che era il caso di andare avanti. Mentre si perfezionava il LUCE, un gruppo di sviluppatori iniziò a scrivere il software per gestire il VOCE, con il prezioso supporto dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e con il continuo contributo degli istruttori di ANIOMAP che hanno offerto la loro esperienza fin dal primo prototipo del LUCE.

Tutti insieme decidemmo di formare 25 persone, tra non vedenti e ipovedenti, che sarebbero stati i tester del progetto. In questa fase vennero coinvolte altre prestigiose realtà, come La Semaforica che, con la sua grande esperienza, fece squadra con SCEN nella ricerca che portò all’integrazione del sistema LETIsmart nei pulsanti dei semafori, permettendone l’identificazione e persino la prenotazione direttamente dal dispositivo.

Il sistema LETIsmart è una soluzione aperta ed ampliabile e, per questo, dobbiamo migliorarla assieme. Vi ho raccontato l’inizio magico di questo cammino, ma oggi sarà una gioia fare un percorso per perseguire il nobile obiettivo di aiutare le persone nella loro autonomia personale, insieme e grazie alla fiducia e all’entusiasmo di tanti di coloro che mi hanno aiutato, grazie a chi ci ha creduto fin dall’inizio, e grazie a chi mi sprona a continuare su questa strada e mi dà tanto incoraggiamento. Primo tra tutti il nostro Presidente Nazionale Mario Barbuto, assieme alla Direzione e al Consiglio Nazionale.

 

La Lilt, Lega italiana per la lotta contro i tumori, sezione di Siena, è il centro di prevenzione oncologica che opera sul territorio senese da oltre 40 anni, considerato dalla direzione di Roma uno dei primi tre centri di eccellenza Lilt, fra i 106 presenti su tutto il territorio nazionale.

La Lilt è punto di riferimento per i cittadini di Siena, ma anche per gran parte della Toscana, grazie alla presenza di numerosi specialisti, circa 60, che offrono le loro prestazioni in 16 diverse specialistiche: Senologia, Ginecologia, Urologia, Dermatologia, Pneumologia, Endoscopia digestiva, Ecografia, Neurologia, Otorinolaringoiatria, Oculistica, Cardiologia, Chirurgia Oncologica, Medicina Interna, Endocrinologia, Prevenzione del dolore, Agopuntura, Scienze della nutrizione. Le capacità comprovate dei professionisti che operano all’interno della struttura, da poco rinnovata ed ampliata, e le strumentazioni all’avanguardia, consentono di garantire ai soci-pazienti diagnosi accurate e puntuali. 

La prevenzione secondaria è quindi la missione quotidiana del Centro senese che sviluppa costantemente anche attività di prevenzione primaria e terziaria. È attivo infatti un servizio di prevenzione domiciliare per enti ed aziende attraverso un’unità sanitaria mobile, di educazione alimentare con i migliori nutrizionisti, una consulenza costante di psiconcologia. La prevenzione domiciliare viene garantita anche a persone indigenti e comunque impossibilitate, per ragioni diverse, a raggiungere la struttura con i propri mezzi. Gli operatori Lilt portano il messaggio preventivo anche nelle scuole superiori, dove l’educazione sanitaria dovrebbe occupare uno spazio sempre più ampio. Da due anni Lilt organizza il concorso “Prevenire è vita” che ha coinvolto centinaia di studenti, l’ultima edizione è stata intitolata a Nadia Toffa.

Nel 2020 la Lilt di Siena ha svolto 20mila prestazioni, per 11.500 soci, con un fatturato che ha sfiorato i due milioni di euro. Ogni giorno dal lunedì al venerdì accoglie nei suoi ambulatori 50-60 soci-pazienti di ogni età. Rivolgendosi alla sede Lilt di Siena viene garantita una risposta pressochè immediata, assicurando un appuntamento entro pochi giorni e, per le urgenze, entro poche ore. Non ci sono dunque liste di attesa prolungate, contrariamente a quanto avviene nei presidi del servizio sanitario nazionale.

L’esigenza di garantire nel tempo questi servizi impone un ricambio costante delle strumentazioni, affinchè le diagnosi siano quanto più esatte possibile, per intervenire precocemente su qualsiasi formazione neoplastica venga evidenziata. Ogni anno sono decine i casi positivi rilevati negli ambulatori della Lilt di Siena. Molti sono diagnosticati in tempo, tanto da poter accedere a un programma di cura risolutivo. E’ per questo motivo che la missione della Lilt ha un grande valore sanitario e sociale che va conservato e se possibile potenziato.

Gli operatori Lilt invitano costantemente la popolazione senese a sottoporsi a controlli diagnostici con regolarità, anche attraverso il proprio sito, i social network, stampa e tv locali, perchè è questo il regalo più prezioso che ognuno di noi può fare a se stesso.

Una raccomandazione. Dopo l’estate non dimenticate di effettuare una mappatura dei nei, il melanoma è un tumore molto insidioso e può essere prevenuto. Il servizio Lilt di Siena è dotato di un modernissimo dermatoscopio ad epiluminescenza digitale che consente di effettuare la diagnosi e di archiviarla senza ricorrere a metodiche invasive, con l’avvicendamento quotidiano di specialisti molto competenti.

Lilt Siena, Viale Europa 15, 53100 Siena

www.liltsiena.it          info@liltsiena.it

 

 

Invito alla lettura

UN APPELLO DECISAMENTE PARTICOLARE!

di Elena Ferroni

Non è la prima volta che sulle pagine di questo periodico mi trovo a consigliare la lettura di un libro che ha per autore Alessandro D’avenia, brillante insegnante e scrittore contemporaneo. Il titolo del suo ultimo coinvolgente romanzo è “L’appello”, uscito lo scorso autunno, sia in formato cartaceo che digitale, oltre che già presente come audiolibro anche nel catalogo del Libro Parlato dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, servizio rivolto a persone con difficoltà di lettura.

Le pagine del libro scritto da D’avenia ci conducono tra le mura di un istituto scolastico, dove una piccola classe, composta da soli dieci studenti, è all’ultimo anno delle superiori. Le loro storie di scuola e di vita tra padri e madri separati, disturbi alimentari e dipendenze, comportamenti autolesionistici, domande sulla fede, sulle malattie e genitori persi troppo presto, si mescolano   con quella del protagonista, Omero Romeo, un professore di scienze che riprende ad insegnare a distanza di alcuni anni dalla perdita della vista. Essere un docente che non può vedere i suoi studenti, porta con sé inevitabili modifiche nelle procedure attivate per espletare i propri compiti professionali, a partire proprio dal momento dell’appello. Scorrere le mani sul registro e non poter leggere i nomi dei suoi allievi, conduce allora il professor Romeo ad una scelta creativa, che percorrerà tra approvazione e proteste tutto il romanzo: non sarà, come accade di solito, il docente di scienze a fare l’appello, ma toccherà agli studenti alzarsi a turno, dire il loro nome e raccontare giorno per giorno un pezzo della loro storia, per far familiarizzare il professore con la loro voce. L’appello però è ancora incompleto, al termine dell’intervento orale infatti, ogni ragazzo si avvicinerà alla cattedra e lascerà   che il professore percorra i lineamenti del suo volto con le mani, così da permettergli di fare una fotografia dettagliata di ognuno di loro. Alla vita professionale di Romeo si intreccia poi anche la sua storia familiare, le relazioni con la moglie, i figli ed i genitori, mutate dopo la perdita della vista, le tante domande ed i momenti di crisi affrontati con tutta la fragilità e forza del nostro essere umani, imperfetti, indissolubilmente legati gli uni agli altri.

Riguardo alla cecità qualcosa è un po’ forzato e romanzato, non proprio aderente alla realtà di chi vive sulla propria pelle la disabilità visiva, ma Omero Romeo con i suoi dieci studenti è certamente un solido punto di riferimento: anche noi con lui compiamo   un percorso significativo, tra una lezione di scienze e l’altra, oltre alle nozioni necessarie da apprendere, apparirà evidente quanto sia importante l’ascolto, il contatto vero con chi hai davanti, che sia adulto e tanto più se studente, per stabilire relazioni significative e non superficiali. Perché c’è da stare attenti, a volte infatti gli occhi si posano troppo velocemente ed invece il bisogno è quello di fermarsi, di stare, di scendere negli strati che dal contatto portano al cuore, specialmente quando la mira è dare competenze e fiducia a ragazzi che devono trovare il coraggio di fare scelte essenziali per la loro vita di domani.

 

 

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