Visto! numero 2 giugno 2021

Visto!

Periodico di informazione della sezione di Siena - numero 2 - Giugno 2021

Direttore responsabile: Andrea Sbardellati

Registrazione Tribunale di Siena n. 6 del 29/10/2020.

Con il contributo di: PAMPALONI SRL, concessionaria Renault a Siena

Sezione Cavaliere Attilio Borelli

Viale Cavour, 134 Siena

Telefono 0577 46181

e-mail: uicsi@uiciechi.it

Sito internet: www.uicisiena.org

I.Ri.Fo.R.  Istituto per la Ricerca la Formazione e la Riabilitazione

Cinque per mille

Un’occasione per fare del bene senza frugarsi in tasca

5 x 1000

La tua firma elimina i confini e amplia i miei orizzonti

Dona il tuo 5 x 1000 all'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus sezione Territoriale di Siena

Scegli di destinare il tuo aiuto, il tuo amore e la tua solidarietà a favore dei diritti delle persone con disabilità visive e plurime. Abbatti i confini, ridisegna nuovi orizzonti per raggiungere insieme a noi nuovi traguardi di inclusione e civiltà.

C. F. 80002240523

 

Spazio DirSI:

una rete della buona volontà

di Alberico Soemi e Francesca Sebasta (Jay)

 

In questi ultimi mesi nel territorio Senese è nata una nuova realtà chiamata Spazio DirSI, per fronteggiare l'emergenza Covid  e in  questo modo aiutare tutte le  persone con   disabilità e le famiglie più in difficoltà.

Spazio DirSi (Disabilità in rete a Siena) è una rete nata dall'unione  di  ben 11  associazioni del terzo settore che  hanno deciso di mettere in comune  tutte le  loro risorse per creare qualcosa di  più grande che potesse  soddisfare i  bisogni di ogni disabilità e difficoltà. Tra le associazioni, infatti, troviamo l'associazione Le Bollicine  la quale è anche l'ente capofila del progetto, l'associazione A.SE.DO (Associazione Senese Down), l'UICI (unione italiana ciechi e ipovedenti)... ma anche associazioni  quali Visionaria, Culturing e CAI Siena (Club Alpino Italiano) che non sono   direttamente correlate alla disabilità  stessa, ma che con i servizi che offrono si battono per rendere comunque il mondo più accessibile.

Un ruolo centrale in questo   progetto però lo abbiamo noi   Peer Operator.

Ma cos’è innanzitutto un Peer Operator?

Noi Peer Operator (operatori alla pari) siamo giovani ragazzi con disabilità   provenienti dalle varie associazioni; "alla pari" proprio perché ci mettiamo a disposizione da disabili per i  disabili per  sentirci  più vicini.  Di fatto una delle attività che abbiamo svolto come operatori alla pari, in prima persona noi Peer Soemi e Jay di UICI, è  stata l'esplorazione del sito web di Spazio DirSI ancora in costruzione al fine di comunicare allo staff dei tecnici eventuali problemi di accessibilità. Inoltre in  quanto  non vedenti  abbiamo verificato che le foto fossero state accuratamente descritte e rese anch'esse  accessibili ad altre persone come noi.

In più, il nostro ruolo all'interno del progetto è anche quello di dare una mano a chi contatta lo Spazio dirSI in caso di necessità, ma fungiamo anche da  ponte tra l'utente che ha bisogno di aiuto e l'associazione o le  associazioni di riferimento, nel caso non   potessimo fornire  direttamente  l'informazione richiesta.

Soemi: "Quando mi è stato chiesto di prendere parte a questo progetto ho provato molto  entusiasmo perchè mi piace essere disponibile ad aiutare le persone che hanno bisogno. Personalmente penso che questo progetto mi abbia   dato la possibilità di mettermi in gioco e di  sperimentare nuove  realtà, di conoscere  anche meglio me stessa oltre che  fare nuove conoscenze. Ho scoperto, inoltre, l'esistenza di associazioni e realtà che non conoscevo e che penso possano offrire tante opportunità. Il fatto che questo progetto sia nato in un periodo così difficile è la dimostrazione che l'unione fa la forza   e che in tutti i sensi riusciremo insieme."

Jay: "Io non frequento l'associazione UICI di Siena da moltissimo tempo, mi sono trasferita   verso fine 2019 per motivi di studio e ho iniziato a frequentare l'associazione per motivi di orientamento e mobilità.  Quando mi è stato chiesto di partecipare a questo progetto mi sono sentita parecchio onorata perchè non avevo mai fatto parte di qualcosa del genere nè mi aspettavo che diventasse qualcosa di  così grande e così bello.  Non mi aspettavo neanche di stringere un rapporto vero e proprio con gli altri Peer, sono sempre stata una persona abbastanza timida, o almeno è quello che credevo, fino all'avvio di questo progetto. Quindi Spazio dirSI oltre ad essere stata una vera e propria fonte di informazioni di cui non ero a conoscenza, è  stato  assolutamente anche un modo per conoscere me stessa e  un modo di  rapportarmi con gli altri. In più mi sta dando la possibilità di uscire di più, di sentirmi un po' meno sola, cosa che purtroppo stava accadendo a causa del periodo difficile di pandemia. Infine, mi ha dato la possibilità di avvicinarmi di più all'UICI e alle  meravigliose persone che ne fanno parte."

La prima attività alla quale abbiamo partecipato in presenza noi Peer come gruppo è stata l'escursione al Cassero di Poggibonsi dell'8 maggio. L'emozione provata quando finalmente, dopo mesi e mesi di   meeting e interviste online, ci siamo   visti e conosciuti di persona, è stata indescrivibile. Sembrava che ci conoscessimo da sempre ma allo stesso tempo eravamo così contenti di vederci per la prima volta. La tentazione di toccarci e di abbracciarci era forte e non poterlo fare è stato terribile, soprattutto per noi non vedenti per cui il contatto fisico è   fondamentale.Quest'incontro è stato la conferma che si è creato un bel gruppo e che c'è tanta voglia di passare tanti bei momenti insieme ed è ciò che tutti ci auguriamo.Speriamo che questo progetto vada avanti ancora per molto, moltissimo tempo e che possa davvero essere utile e cambiare la vita di tante persone.

 

Relazione a consuntivo per l’anno 2020

Care Socie e Cari Soci,

autorità, amiche e Amici,

ci ritroviamo in modalità online perché la situazione pandemica non ci consente di trovarci in presenza.

Da un anno combattiamo con questa emergenza e avremmo sperato di poterci incontrare e per questo il consiglio aveva deciso di tenere l’assemblea l’undici aprile presso l’Azienda agricola il Ciliegio ma le circostanze lo hanno impedito.

Da quando è scoppiata la pandemia, ci siamo attivati per far fronte a tutti gli adempimenti burocratici imposti dalle regole anti covid ma cercando di limitare al massimo i disagi per tutti noi e non abbiamo trascurato nessun compito cercando di rispondere efficacemente a ogni richiesta.

Già da febbraio abbiamo provveduto a ridisegnare tutti i progetti attivati sia a livello nazionale che a livello territoriale.

Con dolore abbiamo dovuto sospendere l’attività del coro Arlecchino per evidenti difficoltà nel rispondere alle regole ma soprattutto per difendere la salute di tutti.

Abbiamo attivato una sala prima telefonica e poi sulla piattaforma zoom nella quale ci siamo trovati e ancora ci troviamo quasi tutti i giorni.

Nella nostra sala abbiamo riflettuto sui temi della pandemia ma poi abbiamo spaziato affrontando temi storici, artistici, culturali e persino archeologici, antropologici e geologici con amici esperti di livello universitario.

Da questa esperienza assolutamente positiva sono nati i venerdì dell’unione che si svolgono da gennaio ogni quindici giorni.

Lo scorso anno abbiamo anche progettato il corso online di inglese che si sta svolgendo grazie alla preziosa e gratuita collaborazione dei docenti dell’Università per Stranieri.

Un ‘attività che non si è mai interrotta è quella del dialogo inter associativo e con le pubbliche amministrazioni.

Mi piace qui rinnovare il mio grazie alle strutture sanitarie e a tutti gli operatori che vi operano perché stanno dimostrando grande sensibilità nei nostri confronti ma soprattutto un’ottima capacità di far fronte, con tutti i limiti del caso, alla pandemia.

Dopo un lungo periodo di lavoro siamo riusciti a perfezionare la nascita del nostro ambulatorio oculistico che da dicembre scorso ha mosso i primi passi grazie alla collaborazione con il dottor Simone Bagaglia.

 

Ricordo che per accedere all’ambulatorio si deve prenotare presso i nostri uffici e che, per adesso, l'ambulatorio è aperto solo il secondo e quarto giovedì del mese e solo di pomeriggio. Presso l'ambulatorio è possibile effettuare anche il campo visivo manuale.

Una particolare attenzione abbiamo dedicato alla cultura incontrando diversi artisti e qualche scrittore ma che strutturando un percorso dantesco per inserirci nelle iniziative ad esso dedicate con il professor celli che ogni giovedì ci intrattiene con la lettura commentata della divina commedia.

La cultura ci viene veicolata anche dalla nostra Socia Onoraria Paola Lambardi con le sue letture e dalla professoressa Elisabetta Ricci.

Credo giusto riconoscere anche qui, il prezioso supporto assicurato a noi tutti dalla nostra dipendente Martina e dalla collaborazione di Iolanda per l’attività di I.Ri.Fo.R perché, nonostante le difficoltà, hanno assicurato la loro presenza costante e non solo quantitativa.

Grazie alla competenza di Martina, siamo attori del progetto di rete ‘Riusciremo Insieme’ con le associazioni della disabilità del territorio finanziato dalla fondazione monte paschi con il bando Riesco 2020 partito lo scorso anno ma che inizia adesso a dispiegare la sua azione.

Questo progetto è stato difficile da costruire e ancora più difficile sarà realizzarlo ma è la prova che solo in rete si possono fornire risposte ai tanti bisogni dei disabili e delle loro famiglie.

In questo campo va dato atto all’associazione le bollicine di aver condotto la rete con intelligenza ed equilibrio. Un particolare ringraziamento va espresso alla operatrice e coordinatrice storica delle Bollicine, l'amica Letizia Cambi.

Una particolare attenzione lo scorso anno è stata dedicata ai temi dell'autofinanziamento dato che le risorse non bastano mai per assicurare tranquillità alla sezione anche nel futuro.

Il programma approvato dal consiglio prevede una lotteria provinciale per la quale stiamo ancora lavorando anche in collaborazione con il consiglio regionale e con le altre sezioni territoriali.

Nel campo della scuola abbiamo portato avanti i rapporti con le scuole e con il centro di consulenza tiflodidattico di Firenze per supportare i ragazzi e le famiglie mettendo in campo un servizio anche pomeridiano per alcuni ragazzi con il progetto Bloom Again.

Potrebbe sembrare che la sezione abbia prodotto poco nello scorso anno, ma se a tutto quanto qui riferito aggiungiamo il consueto lavoro in materia di consulenza e reperimento ausili, alla collaborazione con il patronato ANMIL, ai rapporti con l’ufficio protesi e con l’ospedale, alla nostra presenza nei vari momenti di relazione con gli enti pubblici e al contatto quotidiano con molti di voi, si può capire che il lavoro è stato costante e purtroppo non facile.

Conclusioni

Voglio concludere questa relazione con un ricordo particolare per quei soci che non ci sono più o che sono particolarmente malati da non poter più partecipare alle nostre attività.

Un pensiero commosso va all'amico Pierino Bianchini che lo scorso anno ci ha salutati dopo un lungo e doloroso percorso di malattia.

Pierino ha partecipato fino all'ultimo giorno alle nostre attività offrendo un lucido e appassionato contributo.

A lui va il nostro grazie più sincero e profondo.

Il consiglio ha deciso di intitolare a Pierino la sala informatica della sezione perchè lui credeva molto nell'attività formativa e nelle nuove tecnologie.

Voglio ribadire che per tutti noi che siamo in consiglio e per tutti noi soci, l’associazione è, e deve essere una presenza costante e determinante nella nostra vita.

Se un rammarico ci può essere e che ancora non riusciamo a raggiungere tanti disabili visivi e che per molti di noi, l’associazione è solo una parte residuale del nostro impegno quotidiano.

Per poter rafforzare il ruolo dell’associazione e migliorare la vita di noi tutti ci vogliono tre cose:

costanza, serietà e determinazione ma queste tre cose possono funzionare se condite da un sentimento forte: l’amore.

Allora, sono certo che in tutte e in tutti c’è il bisogno di avere un’associazione più presente, più forte e più determinata ma perché tutto si realizzi, dobbiamo essere sempre più uniti e solidali.

Concludo con l’auspicio che stiamo andando verso un tempo migliore per le nostre relazioni umane e che presto potremo incontrarci e sentirci più uniti grazie al calore della presenza e degli abbracci.

 

Il Braille nell'era digitale

di Giuseppe Lapietra

Le considerazioni che saranno oggetto del mio intervento, prescindono da specifici ed analitici riferimenti, per così dire, al glorioso Braille tradizionale cartaceo, ancor oggi fondamentale nell'educazione ed istruzione dei ciechi. Una perplessità sempre più pressante ci lascia attoniti allorché, spesso implicitamente, molte volte come scontato sottinteso, si diffondono vere e proprie corbellerie tese a sentenziare il definitivo superamento del nostro sistema di riscatto culturale, in ragione dell'affermarsi dell'informatica applicata alla didattica. Ripetere innumerevoli volte una stupidaggine, con ogni evidenza, non la rende magicamente pregevole, per cui certe sgraziate sirene non ci hanno mai blandito.

Le vivaci, creative e robuste iniziative che anche quest'anno si sono svolte ovunque nel nostro Paese, hanno contribuito a mettere ordine nei pensieri e discernere il vero dal falso. Abbiamo fatto uso intensivo delle piattaforme comunicative digitali e così raggiunto un numero enorme di nostri concittadini con le nostre irrefutabili argomentazioni e convinzioni basate sull'esperienza e la conoscenza. Mi sembra costituire ciò il risultato più significativo dei nostri sforzi. Che si tratti di una vera e propria battaglia culturale non ancora definitivamente vinta l'avvertiamo in tanti e, a maggior ragione, occorrerà contrastare i luoghi comuni con approfonditi studi innovativi e nuove metodologie che diano maggiore solidità agli interventi scolastici specifici rivolti ai non vedenti e agli ipovedenti.

 Scrivo questi appunti di riflessione utilizzando il sistema Braille touch screen ormai implementato su smartphone e pur affascinato dagli enormi progressi di cui siamo attivi testimoni, non è mai superfluo ribadire che la tecnica e le tecnologie che pur hanno un valore intrinseco, non possono nulla senza l'educazione; non possono dare alcun contributo all'affermazione, alla crescita e all'istruzione dei non vedenti, se non sorrette da precisi impegni educativi ben concepiti, ben congegnati ed indirizzati.

Sapere che esistono innumerevoli materiali ed ausili didattici specifici, averli visti e considerare bastevole ciò, ma non sapersene servire utilmente nell'attività quotidiana di insegnamento, costituisce un problema di non poco conto che scaturisce dalla formazione approssimativa e generica del personale docente preposto. Al riguardo, quasi irrilevante risulta la distinzione tra insegnanti legalmente in possesso di titolo di specializzazione e insegnanti che ne siano sprovvisti, con riferimento alle competenze per gli alunni con minorazione visiva. Naturalmente, gli sviluppi delle tecnologie informatiche hanno aggiunto ulteriori inadeguatezze alla loro preparazione: non è affatto raro assistere ad un capovolgimento di ruoli tra docente e discente non vedente.

Francamente si resta interdetti nel constatare che, ai nostri giorni, proprio quando si è ormai sbriciolato il muro di incomunicabilità tra sistema Braille di lettoscrittura e modalità visiva, oggi che il Braille informatico, in strutturale continuità con il Braille ottocentesco, è pienamente osmotico e sinergico rispetto ai sistemi informatici, in quanto basato su una logica binaria, proprio oggi la tensione e il dovere di rispettare i piccoli non vedenti nel loro sacrosanto diritto di persone che necessitano di un rigoroso riconoscimento dell'importanza decisiva di far loro acquisire una mentalità Braille, si rischia di smarrire tale via con surrogati vacui e facilistici puramente uditivi. Si ha quasi l'impressione che si voglia una rivincita sul tatto, quasi che troppo disturbante, inadatto, innaturale per l'atavica assimilazione del conoscere con tutto ciò che è visivo.

Eppure, quanto spirito letterario e cultura scientifica hanno posto l'accento supremo sul profondo valore degli occhi della mente, a prescindere dal visivo sensibile. Gli esperimenti mentali di galileiana memoria, per l'appunto fatti con gli occhi interiori, ne sono un'altissima attestazione nel campo della metodologia scientifica. Ma come è spiegabile tanta difficoltà nel far accettare il nostro Braille come conquista storicoculturale? Qui non si tratta del rifiuto delle acquisizioni sancite dal diritto internazionale e recepite nelle norme nazionali; in gioco è il diritto naturale di una minoranza umana priva della vista di leggere e scrivere con i magici puntini tattili, invece che con grafie analogico-visive.

Ma non è il tatto uno dei nostri sensi? Che cosa c'è di innaturale nel nostro modo di leggere? Certo, il Braille parla fortemente al tatto, non alla vista. Proprio in ciò sta la rivoluzione copernicana di Louis Braille: se consideriamo tutti i tentativi settecenteschi e ottocenteschi di dare soluzione al problema di far leggere e scrivere i ciechi, possiamo dire che avevano il loro limite invalicabile nel pensare necessari ai ciechi semplicemente adattamenti più o meno appropriati della scrittura visiva.

Louis Braille indossa una lente innovativa e, per l'appunto, con gli occhi della mente si aggrappa all'ancora solidissima della logica matematica binaria. Che la conoscesse o meno ha poca importanza. Non ci risultano specifici studi delle opere di Nepero, né sembrerebbe aver avuto contatto col filosofo e geniale matematico tedesco Gottfried Wilhelm von Leibniz, che studiò per primo tale sistema di numerazione e ne fu il suo formidabile inventore. Per lungo tempo su questi studi prevalse l'oblio. Si ricordi, però, che da tali acquisizioni si affacceranno all'orizzonte le grandi scuole di logica matematica del novecento, con la nascita del calcolatore elettronico.

Ora, ed è ciò che ci interessa, noi comunque possiamo constatare che Louis Braille nel primo trentennio del XIX secolo se n'è servito magistralmente, aderendo tra l'altro operativamente ad una essenzialità «economica» nell'evitare qualsiasi inutile spreco funzionale di motricità, dato che il tatto è una sorta di vista ridotta a zero. A tal guisa, ci tornano sempre alla mente le parole di Pierre Villey che, nel 1909, a un secolo dalla nascita di Louis Braille, affermò che «il Braille è la rivolta del tatto contro il dominio prepotente dell'occhio».

In realtà, questa dirompente espressione sancisce l'irrinunciabile affermazione di un diritto civile da conquistare, pur nell'alterità del nostro sistema rispetto alla consuetudine. Ma, come si suol dire, il cuore forte si vede alla distanza, dato che la forma delle cose è nella durata, direbbe Bergson!

In effetti, quale è stato il miracolo che Louis Braille ci ha donato a distanza di 150-160 anni? Presto detto: è stato sufficiente aggiungere 2 puntini, per trasformare le 2 colonnine parallele di 3 puntini in colonne di 4 puntini e l'anello conoscitivo si è perfettamente chiuso.

Ecco, Braille e informatica sono sposi felici e anche litigarelli, naturalmente. Però sanno svolazzare stretti stretti nei medesimi byte anche sulle nuvole delle memorie. Poi, con una formidabile cura dimagrante il Braille ha finito per avere lo stesso peso, diciamo così, del simbolo visivo. Ma oggi, siccome i vedenti si sono messi ad imitare i servizi storici dei ciechi e si ingozzano di audiolibri, ci vogliono nuovamente convincere che il nostro leggere, il nostro Braille, anche quello informatico, quello labile, è una inutile fatica da accantonare.

Silenzio, per favore, richiederebbe Marcel Proust ne' «Il Tempo Ritrovato»: «ogni lettore, quando legge, legge se stesso; l'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che senza libro non avrebbe forse visto in se stesso».

E allora: fateci leggere, fate leggere chi desidera raccogliersi e far riposare l'udito per afferrare le idee con il nostro tatto e non farle fuggir via, perché leggere è altro dal sentir leggere.

Giuseppe Lapietra

Villae da toccare, nuovi percorsi tattili

(da «Il Giornale del Turismo» del 15-04-2021)

L'Istituto Villa Adriana e Villa d'Este - Villae ha annunciato di aver arricchito i propri percorsi di visita con nuovi pannelli tattili, con l'obiettivo di ampliare la fruibilità dei propri siti. Le Villae, impegnate ad incoraggiare la riflessione e lo sviluppo della sensibilità comune sui temi dell'accessibilità, intendono offrire un ulteriore strumento di conoscenza ai propri visitatori, ma anche compiere un passo concreto nell'eliminazione delle barriere, sia fisiche che culturali, che impediscono una piena fruizione del patrimonio. In tal senso l'Istituto ha messo in campo uno sforzo progettuale e comunicativo per offrire strumenti a tutti, ivi comprese le persone con disabilità visiva, uditiva e intellettiva.

 Il ruolo centrale dell'accessibilità nella visione delle Villae si esprime in questo caso nell'allestimento di un percorso pilota nel giardino di Villa d'Este e al Santuario di Ercole Vincitore, con nuovi supporti di visita. I pannelli tattili, in italiano e inglese, con trascrizione in braille per entrambe le lingue, rappresentano in particolare il primo traguardo di un progetto ampio e articolato, curato dall'Ufficio Promozione e Comunicazione in collaborazione con tutte le professionalità dell'Istituto, sia tecniche che amministrative, e realizzato dalla società Archimedia 181, con la consulenza dell'Uici (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus Aps Sezione Territoriale di Roma).

 «Questo nuovo percorso tattile, frutto di uno scambio di esperienze, necessità e competenze, rappresenta» dichiara Giuliano Frittelli, Presidente dell'Uici di Roma «un punto di partenza importante nella ricerca di soluzioni condivise volte a favorire l'accessibilità al patrimonio culturale. La collaborazione tra le diverse realtà del territorio è alla base dell'inclusione».

 «L'accessibilità» prosegue il direttore dell'Istituto Villa Adriana e Villa d'Este, Andrea Bruciati «è per le Villae una priorità, che ha come obiettivo un modello inclusivo di accoglienza attento alle esigenze dei visitatori. La realizzazione di un percorso tattile, con l'abbattimento delle barriere sensoriali-percettive, rappresenta un importante traguardo che offre a cittadini e turisti l'opportunità di vivere pienamente e intensamente i nostri siti».

 Info: lucilla.dalessandro@beniculturali.it

 

In un freddissimo inverno, l’agente di polizia Lucia Ferrari, insospettita dall’improvvisa comparsa sulla porta del negozio di un’amica di un cartello con la scritta “Vendesi”, decide di indagare su un fatto apparentemente insignificante, per tutti, ma non per il suo istinto di investigatrice.

A MANI NUDE

Seconda Parte.

di Antonio Garosi

«Buonasera signor Zambelli», si presentò stringendogli la mano, «Sono Lucia Ferrari, la disturbo perché vorrei parlare della sua vecchia relazione con la signora Ada».

 L’uomo anziano e magro, con baffi e capelli grigi, la accolse in un salottino arredato con mobili antichi.

La fece accomodare su una poltrona in vimini, poi prese un pacchetto sul tavolo da fumo.

«Quando mi ha detto che voleva notizie di Ada, ho preparato le foto che avevamo fatto assieme».

Conversarono a lungo su quelli che erano stati gli anni trascorsi da fidanzati, poi tutto era terminato per motivi piuttosto futili.

Il quadro che si era fatta della donna era però quello di una persona buona, che non avrebbe cacciato gli inquilini delle sue abitazioni, lasciandoli in mezzo alla strada.

Di tutte le foto che aveva visto, ne trattenne due: in una i due fidanzati erano al mare, indossavano il costume. Lei ne aveva uno intero, azzurro, perfettamente intonato con i suoi occhi grigi e i lunghi capelli biondi.

«Mancava solamente la scritta Barbie» pensò.

Nell’altra fotografia, sempre scattata all’età di venti anni, indossava una camicetta bianca; e sopra, una giacca scura. I capelli erano sempre biondissimi e gli occhi penetranti.

«Posso tenerle?» domandò. «Le restituirò prima possibile» aggiunse frettolosamente.

«Certamente…» l’uomo sembrava felice di poter essere di aiuto.

Quando rientrò a casa, l’inquietudine era aumentata, non aveva nessuna voglia di mangiare.

Accese il suo pc e controllò i film che erano in programmazione quella sera alla multisala, vicino a casa sua.

Quando vide quel titolo decise immediatamente che sarebbe andata.

E si gustò, così, uno di quei cine panettoni, forse un po’ stupidi ma rilassanti, e in quelle due ore riuscì almeno a non pensare all’indagine che stava portando avanti.

Fece cena con del popcorn e un’aranciata, acquistati nell’intervallo tra primo e secondo tempo.

Un sonno agitato la disturbò per l’intera nottata.

Quando alle cinque di mattina si svegliò, ripensò alla signora Ada e si sentì soffocare.

Si alzò velocemente, dopo cinque minuti raggiunse con la sua auto il centro storico, si fermò in via Gramsci, vicino all’abitazione della donna.

Attese nella nebbia che la badante uscisse per la spesa.

Quando la rumena uscì, aspettò che si allontanasse, dopo si infilò nel portone, aperto, e cercò l’appartamento.

Lesse il nome sul campanello, non suonò, girò la chiave che era nella toppa ed entrò.

«Buongiorno signora Benetti».

«Buongiorno» rispose la donna restando sul divano su cui era seduta.

«Questa giornata nebbiosa non ci voleva proprio, vero?»

Non ottenne risposta, proprio come immaginava.

«Ora aspettiamo insieme il rientro di Eliza» si sedette sul divano, vicino alla donna.

Appena la badante rientrò, Lucia le puntò i suoi occhi addosso dicendo con fermezza:

«Signora Eliza, ora io le racconto una storia e lei mi stia ad ascoltare».

La donna restò impietrita.

«Allora, dopo la morte del marito della signora Ada, lei sapeva benissimo che se anche la moglie fosse morta lei avrebbe dovuto trovarsi un altro posto di lavoro. Inoltre era… diciamo così, ingolosita da tutte le proprietà dei signori» fece una pausa ad effetto.

Si aspettava una reazione che non ci fu. Quindi, proseguì:

«Lei è riuscita a trovare una sosia perfetta di Ada, poi ha convinto l’avvocato di famiglia ad inviare a tutti gli inquilini una lettera per intimare loro di liberare i locali. Deve sapere, però, che la signora Ada non lo avrebbe mai fatto, perché lei era una persona che era solita risolvere certi problemi insieme ai suoi inquilini. Quando un’amica personale di Ada è venuta per la prima volta dopo il lutto, è stata accolta cordialmente dalla vecchia signora Ada; dopo, invece, la sosia, che non parlava l’italiano, non l’ha neanche ricevuta».

Si interruppe nuovamente aspettandosi un passo falso da una delle due.

«La vera signora Ada non indossava mai foulard e nemmeno golf a collo alto. La falsa signora Ada, invece, indossa abitualmente foulard come in questo momento. E noi donne notiamo queste cose!»

Mostrò le foto poi proseguì:

«Quanti milioni di euro voleva guadagnare? Le sarebbe bastato vendere le proprietà, liquidare la sua complice e il gioco era fatto».

L’altra romena a sentir parlare di euro… «Io cento» e fece segno con le cinque dita della mano.

«Ecco, a lei solo cinquecentomila euro…»

Finalmente l’ammissione della truffa era arrivata!

Si ricordò di un film dell’orrore, che aveva visto al cinema, di cui però non rimembrava il titolo, dove un uomo era stato sepolto in cantina.

Senza attendere oltre, si fece consegnare le chiavi del sotterraneo. Lo aprì, cercò con la luce del cellulare il terreno mosso di recente.

Poi scavò a mani nude, fino a disseppellire completamente il volto della signora Benetti.

«Ora è tutto finito, riposi in pace» le disse.

FINE

 

 

IL POPOLO DELLA NOTTE

Una notte d'estate

seduti sotto a un ulivo

con le cicale che cantavano

e un venticello leggero

che regalava un lontano

sapore di mare

lei finalmente gli svelò

il magico segreto

del popolo notturno

il buio non è

una pagina nera

ma una pagina bianca

un terreno vergine

dove i suoni e i profumi

il toccare e l’assaporare

scrivono ogni giorno

la loro storia

lasciando a ognuno

la libertà di inventarsi

le proprie immagini

e di scoprirne altre

che voi che vivete

nel mondo della luce

non riuscite a sentire

lo sanno i poeti

perché anche se loro

vedono davvero il mondo

poi lo fanno sparire

così se il poeta

vede un albero

poi quell'albero non c'è più

il poeta lo trasforma

in una parola

e quando poi il lettore

legge “albero”

non vedrà mai

l'albero che ha visto il poeta

ma si immagina

il proprio albero

forse una quercia

forse un pioppo

forse con le foglie d’estate

forse spoglio d’inverno

forse immobile

forse mosso dal vento

lo sanno gli attori

che ti invitano a teatro

e poi creano artificialmente il buio

per far apparire

dal mondo della fantasia

le loro irreali.creature

lo sanno i musicisti

che fanno sparire da sempre

ogni immagine

e la trasformano in suono

immateriale

e inafferrabile bellezza

così quando io non vedo

ma sento

un profumo di rosa

posso immaginarmi

la “mia” rosa

forse rossa

forse bianca o gialla

forse aperta

forse ancora in boccio

ora hai forse capito

che il buio

non è il mondo

oscuro delle tenebre

ma il mondo vivo

delle immagini

dei sogni a occhi aperti

della fantasia

il mondo di chi riesce

a vedere e sentire

anche un'altra realtà

Francesco Burroni

dedicata ai miei carissimi amici dell'Unione Italiana Ciechi di Siena e a tutti gli artisti che sanno vedere anche a occhi chiusi.

 

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